Si chiama “Fiducia al sentiero” l'ultima impresa del Ragno di Lecco Matteo Della Bordella e del padovano Alessandro Baù, membro del gruppo alpinistico “Chimere Verticali”. E' una via nuova su calcare, con difficoltà fino al 7b+, aperta sulla parete Tatewari del parco de La Huasteca in Messico e poi completamente salita in libera dai due alpinisti.
La parete si trova nella zona di Monterrey, dove i due alpinisti hanno passato 19 intensi giorni di scalata nel periodo natalizio. "Abbiamo aperto la nuova via su una parete di calcare alta 500 metri e larga 1 chilometro - racconta Della Bordella - dove esistevano soltanto 2 vie. Questo ci ha permesso di scegliere una linea estremamente logica ed elegante, che sale nel centro della parete. Per completare le 10 lunghezze della via ci abbiamo messo 3 giorni, più uno per liberarla a comando alternato".
"Proponiamo la difficoltà di 7b+ per il secondo tiro - conclude Della Bordella - e 7b per l’ottavo, un viaggio in placca di 60 metri dove è difficile vedere gli spit e bisogna dare “fiducia al sentiero”. Gli altri tiri sono più facili, ma richiedono comunque tempo per essere saliti perché sono tutti molto lunghi e bisogna piazzare le protezioni".
Sei tiri su dieci sono stati aperti in stile "trad", ossia lo stile tradizionale, quello usato dai pionieri dell'alpinismo prima dell'avvento degli spit e che oggi si "nasconde" dietro a questo inglesismo molto amato nel mondo dei climber. Gli altri tiri sono stati aperti con alcuni spit: secondo quanto riferito da Della Bordella, sulla via ci sono in totale 17 spit.
Nel trad, in buona sostanza, le protezioni messe durante la salita sfruttano le fessure naturali della roccia e vengono rimosse; gli spit, invece, protezioni fissate nella roccia, che viene bucata con il trapano.
"Ho passato l'autunno a scalare solo in trad - spiega l'alpinista lecchese - e questo mi ha dato padronanza nell'uso di friends e nuts. Il mio obiettivo per questa via ma anche per quelle che aprirò in futuro, è cercare di arrampicare il più possibile utilizzando questo tipo di protezioni veloci, perchè significa meno materiale da portarsi dietro, meno tempo in parete e la possibilità di affrontare pareti più impegnative dal punto di vista ambientale".
"Allo stesso tempo, però, non voglio rinunciare alla difficoltà ed alla linea - prosegue Della Bordella -, e in certe situazioni, soprattutto su calcare, è impossibile piazzare protezioni veloci sicure, ci vuole lo spit. Insomma, è un compromesso tra spit e trad, che si sta spostando e si sposterà più verso il trad".
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