
Il tentativo di cima era previsto per la giornata di ieri, ma domenica sulle pendici del Manaslu si è alzato un vento infernale che ha costretto gli alpinisti a rimanere un giorno in più al campo 3. Ieri, fortunatamente, la bufera si è calmata e il gruppo si è portato a campo 4 da dove stanotte è partito l'attacco alla vetta, 8.163 metri. A provarci, circa una ventina di alpinisti.
"Mario è partito all'una e mezza di notte dalla tenda insieme alle ragazze andaluse e all'americano Nick Rice - racconta la moglie -. Poi nel buio il gruppo si è staccato. Mario era in testa con una spagnola e uno sherpa, poi la spagnola si è fermata per aspettare gli altri e Mario ha proseguito. E' arrivato sulla cima principale, ha fatto le foto e poi è sceso".
L'attesa telefonata è arrivata alle 7 di stamattina, le 11 circa in Nepal. "Mario mi ha chiamato quando era già sceso sull'anticima - racconta ancora la moglie -. Il tempo era splendido. Mi ha detto che proseguiva per il campo 4, dove si fermava a bere, e poi procedeva direttamente verso il campo base".
Panzeri è riuscito a toccare la cima del Manaslu dopo quasi due mesi di "corteggiamento". Era infatti il 23 marzo quando l'alpinista è partito dall'Italia con la spedizione di Mario Merelli, insieme a Marco Rusconi, Giuseppe Antonelli, Marco Zaffaroni e Roberto Manni, che purtroppo aveva abbandonato il campo base dopo pochi giorni per dei dolori alla schiena.
Lo scorso 28 aprile la spedizione aveva tentato di raggiungere la vetta insieme a quella spagnola di Carlos Pauner, riuscendo ad arrivare a cento metri di distanza. Il vento, però, che aveva continuato a imperversare per tutta la salita, alla fine è diventato così forte che ha costretto tutti a rinunciare. La salita era stata molto dura, perchè il gruppo era partito da un campo 3 installato a 7.100 metri sotto un difficile e ripido tratto ghiacciato tutto da attrezzare.
In discesa, due alpinisti del gruppo si sono sentiti male. Uno, Antonelli, ha fatto dietro front poco dopo essere partito dal campo e purtroppo è deceduto, sembra per cause naturali, una volta arrivato a campo 2 nonostante le cure e l'ossigeno ricevuti da una spedizione giapponese. L'altro, Rusconi, ha accusato una forte debolezza il giorno successivo al tentativo di vetta ma è riuscito a completare la discesa assistito dai compagni.
Qualche giorno dopo, Merelli ha deciso di rientrare in Italia con Rusconi e Zaffaroni. Panzeri, invece, ha deciso rimanere al campo base e riprovare la salita. La scelta è stata difficile e l'attesa lunga e stressante, perchè nelle scorse settimane nevicate e maltempo non sembravano voler dar tregua e continuavano a seppellire le tende dei campi alti. Ma alla fine, l'agognata vetta è arrivata.
Oggi Mario Panzeri, 45 anni, originario del lecchese, ha nel curriculum 10 ottomila tutti saliti senza l'ausilio di ossigeno.
Vai Mario! Vai così!
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