Lightbox Effect

allenamento climber - parete oscillante e scorrevole da 42mila dollari


L'arrampicata è uno sport non propriamente per tutti poichè richiede un grande allenamento fisico e una notevole velocità di reazione. Ma per coloro ai quali non importa raggiungere sempre il top potrebbe essere un buon modo per rilassarsi e modellare il corpo semplicemente divertendosi. Questo sport è diventato popolare con l’arrivo dei muri artificiali che si trovano oggi in tutti i centri sportivi attrezzati. I fanatici possono anche acquistare qualunque tipo di sostegni e costruirsi un muro artificiale in casa propria senza andare in montagna.
Questo fino a ieri. Oggi invece non è più necessario in quanto è arrivata l’opportunità di ordinare un muro direttamente a domicilio. Arriva dalla Finlandia: si chiama ClimbStation ed è una parete artificiale larga 150 cm che conta circa 90 appigli la cui posizione è personalizzabile a piacimento dall’utente. L’attrezzo è fornito di materasso che è necessario ad attutire eventuali cadute.
Diversamente da molti muri artificiali il sistema idraulico di ClimbStation permette alla parete scorrevole di raggiungere una pendenza che va dai 15 ai -30 gradi e quindi di variare il livello di difficoltà dell’arrampicata.


Il tutto per la modica cifra di 42mila dollari…briciole.




la Cordillera Blanca


Cordillera Blanca è il nome di una catena montuosa situata in Perù e compresa nella parte settentrionale delle Ande.
Lunga circa 180 km e composta da oltre 50 vette che superano i 5700 m s.l.m. è la catena più elevata del
continente americano.
Il nome deriva dalla presenza di molti
ghiacciai, è però anche chiamata Cordillera Tropical.
La vetta più elevata della Cordillera Blanca (e del Perù) è il monte
Huascarán (6.768 m), una delle vette più celebri e nel contempo più pittoresche del continente è l'Alpamayo (5947 m) situato più a nord dello Huascarán. Altre vette della catena sono il Ranrapalca, lo Huatsan, il Tauliraju, lo Huandoy, il Nevado Pisco, il Chopiqualqui, il Nevado de Copa, l'Urus (5495 m).
La località principale nei pressi della catena è
Huaraz, situata alle pendici occidentali. Altre città sono Caraz e Yungay.
Gran parte della Cordillera è stata compresa nel
1975 nel Parco nazionale di Huascaran, vi si può accedere pagando una tariffa di accesso ed è una delle mete più visitate del Perù.


Daniel Andrada - Ali baba 8c+ - Rodellar - SP


Dani "THE BEAST"


e sono 14 anche per Gustafsson!

news from ISLAMABAD, Pakistan -- E' finlandese l'ottavo uomo al mondo ad aver salito i 14 ottomila della terra senza l'utilizzo di ossigeno. Si chiama Veikka Gustafsson, ha 41 anni e ha coronato la sua cavalcata ieri, salendo in vetta al Gasherbrum I, 8.068 metri.

"Il mondo è grandioso - ha detto Gustafsson telefonando dalla cima - il tempo è perfetto, non c'è un filo di vento e si riesce a vedere tutto il Karakorum". L'alpinista è arrivato lassù alle otto di domenica mattina con il compagno giapponese Kazuya Hiraide e con un gruppo di bulgari.

Gustafsson ha iniziato a salire gli ottomila nel 1993, sull'Everest, ma con l'ausilio di bombole. Dall'anno successivo, al Dhaulagiri, non ha più utilizzato l'ossigeno e nel 1997 è risalito sul Tetto del Mondo senza farne uso.

Gli altri alpinisti che nella storia sono riusciti a salire tutti e 14 gli ottomila della terra senza l'ausilio di ossigeno sono, in ordine cronologico, Reinhold Messner, Erhard Loretan, Juanito Oiarzabal, Alberto Inurrategi, Ed Viesturs, Silvio Mondinelli e Denis Urubko.

Himachal Pradesh

Lo stato confina a nord-ovest ed a nord con lo stato di Jammu e Kashmir , ad est ha un confine internazionale con la provincia cinese del Tibet, a sud-est confina con l'Uttarakhand, a sud con gli stati dell'Uttar Pradesh e Haryana ed infine ad ovest con il Punjab.
Il territorio è prevalentemente montuoso con un'altitudine che aumenta gradualmente da ovest a est e da sud a nord. Ad oriente si elevano le cime dell'
Himalaya: Shilla (7026 metri), Leo Purgyal (6791 metri), Kinnaur Kailash (6050 metri). Nell'area centro-settentrionale si elevano il Deo Tibba (6001 metri) ed il Manimahesh Kailash (5656 metri). L'area centrale è caratterizzata da catene montuose che raggiungono la massima elevazione a nord nelle catene del Pin Panjal e Dhaula Dhar. A sud si elevano le colline Siwalik e Shimla. L'area occidentale è caratterizzata da un altopiano che degrada verso la pianura del Punjab.

I fiumi scavano le valli tra le catene montuose permettendo l'insediamento umano. Nell'area settentrionale scorre il fiume Chenab che nasce dalla confluenza del Chandra e del Bhaga a Tandi. Il Chenab scorre dapprima verso occidente nella valle di Pattam e poi verso nord nella valle di Pangi. Tra la catena di Pir Panjal a nord e la catena di Dhaula Dhar a sud scorre il fiume Ravi che forma la valle di Chamba. Il fiume Beas nasce nella catena del Pin Panjal e scorre verso sud nella valle di Kullu. Riceve da oriente i fiumi Parvati e Sainj per poi piegare verso occidente fino a Nadaun. Oltre Nadaun scorre verso nord-ovest e prima di entrare in Punjab alimenta un lago artificiale. Nell'area meridionale scorre il fiume Sutlej. Il fiume scorre verso occidente, ricevendo da nord il fiume Spiti e da sud il fiume Baspa che scorre nella valle di Sangla. Prima di entrare in Punjab è sbarrato dalla diga di Bhakra e forma il lago artificiale di Godind Sagar.

Il territorio dell'attuale stato fu sotto il dominio del Gran Mogol e poi dei sikh finché cadde sotto dominio britannico nel 1848 e fu annesso alla provincia del Punjab. A seguito dell'indipendenza 30 piccoli stati furono uniti per dar vita al Territorio dell'Himachal Pradesh che nel 1966 venne esteso acquisendo altri distretti dal Punjab. Lo stato fu istituito il 25 gennaio del 1971 grazie agli sforzi del suo primo ministro, Yashwant Singh

5a a 86 anni

news from LOSANNA, Svizzera -- Quando si dice giovani dentro. E in questo caso, un po' anche fuori. Alla veneranda età di 86 anni, l'alpinista francese Marcel Remy ha scalato una via di 450 metri, con passaggi di 5a tra le falesie di Le Miroir d’Argentine, nel canton Vaud in Svizzera.

Remy, classe 1923, ha compiuto la sua "impresa" qualche giorno fa, su una delle vie della celebre parete di calcare svizzera dove anche i suoi figli Claude e Yves hanno aperto un itinerario. "Purtroppo sono salito da primo solo qualche tiro - ha detto il Remy padre dopo la salita - colpa di alcuni dolori che mi perseguitano da alcuni mesi".

Sarà forse per questo che Remy ha dovuto, di malavoglia, abbassare il grado delle due salite. Solo due anni fa, all'età di 84 anni, ha salito un 6b a Kalymnos, dove è riuscito anche a chiudere a vista due vie di 6a.



speciale sul "K2" Rai1 domenica 26 luglio 2009


"Sfida al K2. Le montagne degli Italiani”. Imperdibile, per tutti gli appassionati di montagna, lo speciale Tg1 che andrà in onda domenica 26 luglio alle 23.20 su Rai Uno. La trasmissione, curata da Stefano Curone e Paolo Giani, ripercorrerà in cinquanta minuti la storia e le imprese degli italiani in Karakorum, a partire dalla prima salita del K2 fino alla creazione, oggi, del Parco del Karakorum.
Il K2, 8.611 metri, la seconda montagna più alta della Terra ma la più difficile. Un gigante scostante ma dal fascino irresistibile, che con il nostro paese ha davvero un rapporto speciale. E' un legame che va al di là di valutazioni politiche ed economiche, è fatto di affetto e riconoscenza, un legame storico, esplorativo e scientifico che nasce all’inizio del secolo scorso con le prime esplorazioni del Duca degli Abruzzi e prosegue negli anni con le missioni condotte tra queste montagne da Giuseppe Tucci e Ardito Desio.
Proprio di Desio, capospedizione nel 1954 quando gli italiani compirono la prima salita della montagna, è sempre stato il simbolo di questo legame, che parte dall'alpinismo e finisce nella scienza, nella protezione ambientale e nella cooperazione. Fu Desio a pensare per primo all’istituzione del Central Karakorum National Park: ossia trasformare la regione montuosa grande più di 10.000 chilometri quadrati che si estende dal Passo del Kunjerab al confine con l’India in un’area di protezione ambientale, dedicata alla ricerca scientifica.
Questo sogno oggi è realtà grazie al Comitato EvK2Cnr, già protagonista e organizzatore della spedizione e degli eventi celebrativi nel 2004, per il 50esimo anniversario della scalata del K2. Oggi gli italiani, oltre ad essere l'unico ente straniero che collabora con i pakistani per la costruzione del parco, sono attivi nelle Northern Areas con numerose iniziative.
Di questo e molto altro parlerà lo speciale Tg1, che oltre a raccontarvi storie affascinanti vi incanterà con immagini spettacolari, riprese da Enrico Bellano e montate da Antonio di Lorenzi.


spedizione italiana all'Annapurna - 2005

un'avventura indimenticabile su una delle montagne più pericolose del mondo: l'Annapurna. In esclusiva per CLIMBING ADDICTED il video della straordinaria spedizione italiana del 2005




bizzarrissimo K3

Il "famoso" K3. Famoso da oggi. Grazie alla fantasia della stampa italiana, che con l'usuale tam tam di notizie e definizioni che rimbalzano "letteralmente" da una testata all'altra, si è affezionata a questa definizione del Broad Peak. Un nome che praticamente fino a ieri nessuno conosceva, all'infuori di Wikipedia e qualche libro sulla storia del Karakorum.

Eppure da oggi il Broad Peak è "noto come K3", "meglio conosciuto come K3". Perdonate l'ironia. Ma stavolta è impossibile tenere il becco chiuso. Quando fiotte di quotidiani, agenzie e siti online, per cui lavorano anche personaggi che si definiscono specializzati, si sono scatenati su questa definizione ribattezzando un ottomila solo per avvicinarsi al più noto K2, lo stupore ha preso piede. Non tanto per l'imprecisione o la svista, che per carità capita a tutti.

Quanto per la convinzione esibita nel raccontare queste storie agli italiani. A cui si insegnano nomi mai usati. O geografie creative, come quando l'anno scorso, al centro delle pagine del più noto quotidiano italiano, campeggiava una grande foto del K2 con sotto la definizione di Nanga Parbat e tanto di mappa delle vie di salita.

Spesso si propinano anche fantasiose variazioni sul tema. Come nel triste caso di Cristina Castagna, che tempo fa, nei suoi diari e parlando di vicende note, aveva scritto che anche lei avrebbe pensato di essere lasciata sulla montagna, in caso di incidente durante la spedizione. Un'idea, un pensiero che tutti gli alpinisti fanno. Ma che ieri è diventato per l'italia un "biglietto lasciato alla famiglia con scritto lasciatemi lassù". Se non qualcosa di peggio. Come fosse una specie di tragedia annunciata. Invece, era solo il legittimo pensiero di una ragazza che amava la montagna.

Poi, c'è anche chi invece di raccontare i fatti si "immagina" cosa deve essere successo in questa o quell'altra occasione.

L'altro ieri qualcuno ha anche accostato la tragedia della Castagna a quella di Renato Casarotto dell'86. Perchè? Il suo compagno di cordata Giampaolo aveva lo stesso cognome. Anche se poi l'altro Casarotto è morto sul K2 in circostanze completamente avulse da ogni collegamento con la storia odierna.

Ecco gli errori li fanno tutti, Montagna.tv per prima. Soprattutto in un campo, come questo, dove in molti casi è difficile e molto laborioso trovare riferimenti ufficiali e cerficati, e dove spesso bisogna fare affidamento su racconti, confronti o sulla parola di qualcuno.

Ma forse, con la responsabilità di un pubblico generalista, ampio e da informare, sarebbe bello vedere maggior preoccupazione e qualche tentativo di evitare - dove è certamente possibile - la pesca indiscriminata dal web, con cui si finisce per dipingere un mondo, già complicato come quello dell'alpinismo, con un'immagine distorta.



Lhotse & Shisha Pangma - 2006



Roberto Armando @ Magic Wood - Svizzera


Roberto Armando @ Magic Wood - Svizzera
Foto Gianluca Bosetti


Cina, la prima salita del Mount Huashan

news from PECHINO, Cina -- Leo Houlding, Carlo Suarez e Wang Zhi Ming hanno compiuto la prima salita del Mount Huashan. Un'impresa che in Cina, dove quella montagna è considerata sacra, è stata festeggiata con clamore ed entusiasmo. Ma che in Occidente, paradossalmente, ha scatenato già qualche polemica sul rispetto delle religioni locali.

Houlding, 28 anni, e i due compagni hanno scalato la selvaggia parete ovest della montagna: seicento metri di parete verticale, scalata sotto la pioggia e in condizioni difficili. Poi, la sospirata vetta. "Sembrava più un vertical tree wrestling che un'arrampicata - ha detto Houlding -. Su quella parete era pieno di radici, piante e arbusti".

Nonostante le difficoltà, i tre sono riusciti a raggiungere la vetta, dove sorge un tempio. Lassù erano attesi da un folto pubblico e dalle autorità cinesi, che avevano preparato una grande festa per onorare la nuova via, battezzata "The Northern Celestial Masters". Oltre 40 emittenti, nazionali e locali, hanno parlato della salita che ha suscitato un tifo quasi da stadio nei villaggi vicini, dove campeggiavano striscioni di incitamento per gli alpinisti, i cui nomi ora sono stati incisi sulla pietra, in cima al Huashan, accanto a quelli di imperatori ed eroi di Kung Fu. Insomma, una grande festa, che però qualcuno non ha mancato di usare come pretesto per fare polemica. Su alcuni portali europei, infatti, si leggono critiche alla salita di Houlding e soci in nome del rispetto delle religioni locali. I tre alpinisti, prima di tentare, hanno chiesto e ottenuto il permesso di salita. Ma c'è chi si chiede se, permesso o no, non si poteva scegliere una delle tante pareti inviolate che non fossero sacre. Ai posteri l'ardua sentenza.


Gerlinde Kaltenbrunner comunica: pronti all'attaco finale del K2

news from ISLAMABAD, Pakistan -- E' già tutto pronto, sul K2, per il tentativo di vetta. Lo fa sapere Gerlinde Kaltenbrunner, appena rientrata al base dopo una salita di acclimatamento con bivacco a 7.100 metri. L'alpinista austriaca, che insegue il suo 13esimo ottomila, ha in programma di tentare la cima non appena si verificherà una finestra di bel tempo.

"David e io abbiamo completato l'acclimatamento - racconta la Kaltenbrunner -. La salita è stata dura, con la neve che arrivava al ginocchio, a volte fino alla coscia, e un vento forte e gelido. Ma dal campo 3, la mattina presto, abbiamo potuto vedere la vetta del K2, anche se brevemente. Quasi subito è stata coperta dalle nubi".

La Kaltenbrunner e il suo compagno David Gottlieb sono saliti a campo 2 battendo traccia insieme agli americani di Fabrizio Zangrilli. Dopo un pernottamento sono saliti a campo 3 e il giorno successivo al bivacco posto a 7.100 metri.

"Abbiamo bivaccato in un vero nido d'aquila - racconta l'alpinista -. Abbiamo teso delle corde perchè la tenda non si muovesse e per assicurarci quando andavamo in bagno, il vento era molto forte. La mattina dopo il vento si è calmato, e abbiamo pensato di salire ancora un po' e passare un'altra notte al bivacco. Dopo pranzo, però, ha iniziato a nevischiare e abbiamo deciso di scendere perchè temevamo le valanghe".

I due alpinisti hanno lasciato l'attrezzatura per la salita a campo 2 e poi sono tornati al base dove ora è arrivato anche Ralf Dujmovits con Franz Fuchs e Andreas Gradl, della tv tedesca, che gireranno uno speciale sulla salita della Kaltenbrunner. L'alpinista ora attende solo il "semaforo verde" dei meteorologi: alla prima di finestra di bel tempo tenterà la vetta. Ma pare che fino alla prossima settimana, le previsioni non siano molto buone.


"L'appennino piemontese" di Rocco Morandi

L' Appennino piemontese. Percorsi, paesaggi, natura e storia del tratto piemontese di Appennino

Gli itinerari proposti in questo libro, si sviluppano sul versante piemontese dell'Appennino ligure e raggiungono le cime principali poste sul confine tra Piemonte e Liguria. 56 escursioni, 50 montagne, circa 600 chilometri a piedi tra le valli Curone, Grue, Borbera, Spinti, Scrivia, Lemme, Gorzente, Piota, Orba, Erro e Bormida di Spigno. Undici vallate appenniniche capaci di regalare grandi emozioni a chi va alla ricerca di paesaggi indimenticabili, ignorati dal turismo di massa, abbandonati a cavallo tra mare e pianura, con la cerchia delle Alpi a fare da sfondo. I percorsi proposti hanno un'impostazione classica, quasi alpinistica, a dispetto della quota modesta e delle difficoltà meramente escursionistiche: si parte da un paese di fondovalle, si arriva in punta a una montagna. Infatti, non è solo la quota a fare una montagna. Conta molto anche l'aspetto e questa porzione di Appennino lo dimostra pienamente. Il lungo e verdeggiante crinale che divide le valli Curone e Borbera, non supera i 1700 metri, eppure, dalla piana alessandrina, nelle giornate limpide, appare a est come una catena lunghissima, imbiancata fino a primavera. Sono i percorsi migliori che l'autore (appassionato di alpinismo e sci-alpinismo) ha seguito e amato, passo dopo passo. Per rappresentare i sentieri è stata utilizzata come cartografia di base la Carta Tecnica Regionale della Regione Piemonte. Mentre tutte le foto a colori dei luoghi sono dell'autore.

Prezzo: € 18.00

la presentazione, domani sera, giovedì 16 luglio alle ore 21.00 presso il museo "C'era una volta" p.zza della Gambarina, 1 Alessandria.



GRANDE ROCCO!!!





alpinisti greci ridipingono la Tour Eiffel

La Tour Eiffel ha bisogno di una riverniciata, nel suo 120simo anno, e l’appalto per il restyling è stato vinto da un’impresa greca. Per dipingere i 324 metri della torre simbolo di Parigi e della Francia, l’impresa si avvarrà del lavoro di 25 imbianchini, che sono anche alpinisti provetti.
Gli operai greci utilizzeranno quindi soltanto funi e reti di sicurezza, evitando impalcature e ponteggi, così da risparmiare tempo e denaro. La riverniciatura della Tour Eiffel, da parte della società greca specializzata in protezione anticorrosiva di strutture industriali, utilizzerà
60 tonnellate di vernice, 50 km di funi e 50.000 metri quadrati di reti di sicurezza, ed è stata stimata in 6 milioni di euro.

aperta variante sulla parete nord dell'Huascaran


news from LIMA, Perù -- Una variante della via Casarotto, sulla parete nord del Huascaran Norte, 6.655 metri. Questa l'impresa che avrebbe compiuto, nei giorni scorsi, la cordata peruviano-americana di Christian Stoll Dávila e Mark Smiley: due aspiranti guide alpine che, in 6 giorni, sono riuscite a salire la temibile parete nord del celebre seimila sudamericano dove qualche anno fa persero la vita Battistino Bonali e Giandomenico Ducoli.

Pendii fino a 80 gradi, scalata di misto fino al 6a, e strapiombi che che dopo un terzo della parete non danno possibilità di ritirata. La parete nord del Huascaran, è una delle più difficili e pericolose del mondo.

In questa stagione, poi, è particolarmente soggetta a valanghe.Secondo quanto riferito da Barnabes.com, i due alpinisti sono saliti in vetta al Huascaran nella prima settimana di giugno e, una volta terminata l'impresa, hanno raccontato la loro salita che sarebbe avvenuta lungo una linea nuova nella prima parte della parete, sotto i seimila metri. Anche se i disegni finora mostrati dai due alpinisti non sono molto chiari e fanno sorgere qualche dubbio, loro dichiarano di aver aperto "probabilmente" una variante della via Casarotto, che poi la cordata avrebbe seguito fino in vetta. L'itinerario da loro indicato, però, sembra molto più spostato verso il crinale est, rispetto al percorso originale seguito dall'alpinista italiano.L'avventura, comunque, è stata tutt'altro che facile.

La cordata è stata in parete sei giorni, uno dei quali ferma per un malore di Smiley, che non si è sentito bene per la quota. Poi ha proseguito la salita, superando le numerose difficoltà dell'itinerario e affrontando le pessime condizioni dei pendii sommitali e il maltempo, che sotto la cima li ha costretti ad uno stop di sei ore su una cengia larga meno un metro. La cima è arrivata alle 19 del 7 giugno e la discesa è avvenuta durante la notte lungo la via normale.Il Huascaran Norte, 6.655 metri, è una delle montagne più celebri della Cordillera Blanca. Renato Casarotto salì la sua parete nord nel 1977, a 29 anni, in solitaria: partì con 40 chilogrammi di materiale sulle spalle e rimase in parete per 17 giorni, ma alla fine arrivò in vetta.

La sua linea, che si sviluppa vicino al crinale orientale della montagna, è ancor oggi nota come "via Casarotto" ed è considerata una prova durissima per ogni alpinista: su quell'itinerario morirono, nel 1993, gli alpinisti bresciani Battistino Bonali e Giandomenico Ducoli, che stavano tentando la prima ripetizione della via.Quando Casarotto aprì la via aveva 29 anni ed era nel periodo clou della sue attività sulle Ande. Solo ue anni prima aveva aperto, con Agostino Da Polenza, una via nuova sulla vertiginosa parete sud del Nevado Huandoy, 6164 metri, che sorge proprio di fronte al Huascaran. E due anni dopo aprì una difficile via su roccia sul Fitz Roy, in Patagonia.

lato D dell’alpinismo

La storia dell'alpinismo femminile comincia il 14 luglio del 1808. Marie Paradis sale in vetta al Monte Bianco, ed è la prima donna al mondo. Da allora ad oggi tante altre alpiniste hanno dimostrato il proprio valore sulle cime più belle della terra. Molte di loro però hanno dovuto affrontare due sfide: quella con la montagna e quella contro il pregiudizio generale, che spesso vuole la donna fuori da questo ambiente, da sempre appannaggio degli uomini. Inizia oggi lo speciale di Montagna.tv che vi porterà ad incontrare queste protagoniste, a cominciare da Gerlinde Kaltenbrunner.

Lotta. Contro la fatica, contro l'altitudine, contro le intemperie. Lotta contro chi le avrebbe volute a casa, chi pensava che non ce l'avrebbero mai fatta. E non perchè non erano brave ma perchè non lo sarebbero state mai abbastanza. Semplicemente perchè erano donne. Per secoli il gentil sesso ha subito una discriminazione intellettuale: le donne "non capiscono - si leggeva spesso nelle opinioni degli uomini del passato (per la verità non sempre lontano) - lasciamole leggere di uncinetti e vite dei santi". Ma non solo

L'aspetto più esile e fragile rispetto a quello degli uomini ha fatto sì che il mondo dello sport in generale fosse lontano dalla sfera delle loro possibilità, come qualcosa in continuo movimento, sempre da rincorrere. O almeno è stato così fino ai tempi recenti, al XX secolo. Tutto questo più che mai in un'attività estrema, dura e pesante come quella dell'alta quota. E lo dimostra l’esiguo numero delle donne alpiniste la cui notorietà si estende oltre i confini del pubblico strettamente specialistico.

Marie Paradis, francese di Chamonix, ha gettato il primo mattone per conto di tutto il genere nella costruzione della rispettabilità dell'alpinismo femminile. Era il 14 luglio del 1808, quando scalò la cima del Monte Bianco. Aveva 30 anni.

Lucy Walker, sorella del celebre Horace, autore della prima ascesa delle Grandes Jorasses del 30 giugno 1868 a cui fu dato il nome di Punta Walker, è rimasta famosa nella storia per essere stata la prima donna a scalare il Cervino nel 1871. Salì in vetta lungo la cresta Hörnli. Fu solo una, la più celebre, delle 98 scalate della sua vita. Dal 1913 al 1915 fu a capo del nuovo "Ladies’ Alpine Club".

Annie Smith Peck fu poi forse la prima donna alpinista ad andare in spedizione sostenuta da un grande sponsor. Conosciuta come scalatrice dopo la sua salita al Cervino del 1895, si volse poi alle cime dell'America Latina. Qui, a 47 anni, realizzò un record del suo genere, toccando la vetta del Popocatepetl e del Pico de Orizaba, sponsorizzata dal The New York World, il giornale di cui fu poi direttore Joseph Pulitzer.


La Peck compì poi la prima ascensione assoluta della cima nord dello Huascarán, alta 6768 metri, accompagnata da due guide svizzere. In suo onore nel 1928 la vetta fu chiamata Cumbre Aña Peck.

Tantissime le altre prime ascensioni femminili che andrebbero ricordate. Da quella della giapponese Junko Tabei, che il 16 maggio 1975 a 35 anni, diventa la prima donna in vetta all'Everset. Va in cima con l'ossigeno con una spedizione di sole donne nipponiche, 3 anni prima della memorabile salita di Messner e Habeler, la prima senza ossigeno.

Le donne nel mondo dell'alpinismo si sono inserite progressivamente, ma inesorabilmente. Alcune attratte dal fascino delle parete verticali, dell'arrampicata, su roccia ma anche sul più ostile ghiaccio. Altre dall'altissima quota, non solo sulle difficili montagne delle Alpi ma anche in Himalaya e Karakorum.

Un dei più grandi traguardi che resta loro da raggiungere è la conquista di tutte le 14 cime più alte della terra. Ma proprio negli ultimi anni alcune protagoniste femminili dell’alpinismo mondiale stanno puntando a questo obiettivo. E il resto del mondo resta a guardarle col fiato sospeso.

Perchè è indubbio che questa corsa rosa agli ottomila affascina, incuriosisce e desta l’attenzione di tutti gli amanti dell’alta quota, senza distinzione di genere. Anzi, ora che la meta si fa più vicina sempre più frequenti diventano i discorsi da “toto scommesse” su chi sarà incoronata la prima “regina degli ottomila”.

Oggi insomma, l’alpinismo non è più prerogativa maschile. Ma quanto è accessibile realmente questo mondo alle donne? C’è ancora discriminazione? Come vivono la concorrenza fra di loro e con gli uomini?

Abbiamo deciso di chiederlo direttamente a loro. In questo nuovo speciale di Montagna.tv, “Il lato D dell’alpinismo”, vi porteremo a conoscere le protagoniste femminili delle montagne. Da Nives Meroi, l’alpinista tarvisiana che finora vanta in curriculum 11 ottomila, alla spagnola Edurne Pasaban, che è seguita a tal punto dal pubblico che nel suo paese le hanno dedicato un intero programma televisivo - El filo de lo imposible - per riprenderla nella sua corsa agli ottomila. E a Gerlinde Kaltenbrunner, che come le prime due, con i suoi 12 ottomila, minaccia di conquistare il titolo di regina. Proprio con la sua videointervista iniziamo il nostro excursus.

E poi ci saranno ancora Ines Papert, ghiacciatrice tedesca fortissima e polivalente e Luisa Iovane, una delle prime donne al mondo – di sicuro in Italia – a fare irruzione nel mondo dell’arrampicata su roccia, inseparabile amica di Manolo e Mariacher.


Solo per darvi un’idea.