Lightbox Effect

polemica sulle cime raggiunte in Pakistan

Pakistan -- Infuriano polemiche e contestazioni sul report annuale dell'attività alpinistica in Karakorum, diramato dal Pakistan alpine club nei mesi scorsi. Oggetto di contestazione, le cime attribuite ad alcuni alpinisti che in realtà - secondo altri - non le avrebbero raggiunte. In particolare, sul Gasherbrum II.

GII, 8.035 metri, estate 2009. Secondo il Pakistan Alpine Club, 11 alpinisti hanno raggiunto la vetta dalla via normale. Ma in realtà, pare che soltanto 2 lo abbiano fatto veramente: Ueli Steck e Sechu Lopez.

A far emergere l'incongruenza è stato Explorersweb, che pubblicato nei giorni scorsi un'email ricevuta dalla portoghese Daniela Teixeira, che ha tentato di salire la montagna quest'estate e che afferma di sapere per certo che 9 delle cime certificate dal Pakistan Alpine Club sul GII sono false.

"E' un report vergognoso - scrive la Teixeira -. Tre di quelle cime riguardano persone che erano con noi al campo base: Boyan Petrov, Mohammad Mirahmadi e Hussein Asghari. Boyan ha dichiarato esplicitamente che non era arrivato in cima e i due iraniani sono stati visti tornare indietro sotto la cima. Tra i salitori è contemplato anche Luis Barbero che invece è scomparso nel nulla sotto la cima. Gli altri 7 iraniani ci hanno detto di persona che erano arrivati solo 50 metri sotto la cima. Ero lì, so per certo che solo Ueli Steck e Lopez sono arrivati in vetta. Tutti gli altri mentono".

Parole dure, quelle dell'alpinista portoghese, che Explorersweb ha verificato e purtroppo confermato tramite il suo inviato Rodrigo Granzotto Peron. Lo stesso Boyan Petrov ha confermato per iscritto ad ExplorersWeb che il punto più alto raggiunto è stato per lui 30 metri sotto la cima. Quanto agli iraniani, pare che in effetti non esistano foto che provino la cima.

"Come può il mondo alpinistico accettare una situazione così ridicola sulle montagne più alte del mondo? - si chiede la Teixeira -. Non succede solo in Karakorum, anche in Nepal e Tibet. Non capisco queste persone che dicono di andare in Himalaya per realizzare il loro sogno... e certificano una bugia. Il loro sogno è un nome su un certificato? Se si va avanti così, i veri alpinisti saranno scoraggiati".

Ma come può un report ufficiale del Pakistan Alpine Club contenere così tanti errori? "La nostra statistica è compilata sulla base di informazioni certificate dai capispedizione al ritorno dalle montagne - hanno detto Karrar Haidri e Saad Tariq Siddiqi, ex segretario dell'alpine club ad Explorersweb -. I nomi dei salitori arrivano da lì. Il Pakistan Alpine Club non può essere biasimato per falsità: è un dovere morale ed etico degli alpinisti e dei capospedizioni dare informazioni corrette sulla loro cima".

Insomma, la filosofia, o meglio la speranza, è un po' quella di Seneca. "Continua ciò che hai cominciato e forse arriverai alla cima, o almeno arriverai in alto ad un punto che tu solo comprenderai non essere la cima".


"Selvaggio Blu" Il trekking più difficile d'Italia

Traversata costiera dei golfi di Arbatax e Orosei
Il più difficile trekking italiano: “una settimana da cinghiali”

Traversata senza punti d’appoggio dove è necessaria la completa autonomia alimentare e idrica del gruppo. Qualche tratto di facile arrampicata e alcune discese in corda doppia. I dislivelli non sono eccessivi, ma l'asperità del terreno e le difficoltà d’orientamento fanno si che le tappe non siano mai brevi. Depositi di cibo e acqua saranno predisposti precedentemente lungo il percorso dalla guida.

Definito come il più impegnativo trek fattibile in Italia, “selvaggio blu” è forse anche il più originale e bello. Sospeso tra il più bel mare del bacino Mediterraneo ed alte pareti rocciose, offre un insieme di paesaggi e situazioni introvabili in altri luoghi.
Ci si muove a due passi da casa (non siamo infatti all’estero…) in un ambiente isolato dove raramente si incontrano altre persone e dove non vi sono strade, case o altro che richiami la presenza umana che non siano testimonianze antiche della vita dei pastori di capre (a tutt’oggi in attività) e dei carbonai toscani che fino agli anni ’60 operarono da queste parti. Nel periodo tra le due guerre mondiali, quando la rete ferroviaria nazionale si espanse, vennero qui tagliati molti boschi per fornire il legno di ottima qualità (leccio e ginepro) necessario alle traversine dei binari.
Persone con lunga esperienza di viaggi, spedizioni alpinistiche ed esplorazioni nel mondo lo hanno trovato sorprendentemente, affascinante ed unico, e anche per il normale escursionista questo itinerario ha sempre superato le aspettative in termini di bellezza, proponendosi come un esperienza che inspiegabilmente va al di là del semplice camminare con lo zaino in spalla.
“Un antistress, un toccasana per lo spirito ed un ritorno alle origini, apprezzando scomodità e momentanei disagi… che fanno stare incredibilmente bene con se stessi”, così lo hanno definito in molti dopo averlo percorso.
Il programma prevede pernottamenti alla «belle etoile», in altre parole bivacchi senza tenda o ricovero.

Già la mattina del secondo giorno si entra nella filosofia di questo trek che prevede sei giorni in cui si vive esattamente come il cinghiale! Bisogna trovare la strada giusta, i ricoveri naturali per trascorrere la notte, l’acqua nascosta delle poche sorgenti… solo viveri e riserve d’acqua da bere vengono predisposti preventivamente dalla guida via mare. A parte la prima notte è sempre possibile un bagno in mare al termine di ogni tappa.

Nota storica e
“garanzia di qualità”: nel 1989 nacque Selvaggio Blu dall’ idea di Mario Verin, Peppino Cicalò e di un allora Sindaco di Baunei sicuramente lungimirante: Pasquale Zucca.
L’ idea era quella di collegare, in maniera da restare il più possibile vicini al mare, una vecchia rete di sentieri in gran parte inutilizzati da anni ed ormai inghiottiti dalla “feroce” macchia mediterranea. I sentieri usati da sempre dai pastori e quelli costruiti più recentemente dai “Carbonai” attraversavano il Supramonte in ogni direzione ma erano (e sono) difficilissimi da individuare e seguire perché poco percorsi e perlopiù ridotti ad esili tracce per capre. Questo è forse il fascino più notevole di Selvaggio Blu: il doversi continuamente orientare in una Natura Prepotente e straordinaria dove l’ unico punto di riferimento è il mare…blu!

Marcello Cominetti, profondo conoscitore della zona e guida alpina vissuto a S. Maria Navarrese per diversi anni quando era ragazzino, proseguì l’ opera iniziata dai due “ideatori” perfezionando alcune tappe ed accompagnando per la prima volta piccoli gruppi di escursionisti. Anche a seguito di un articolo scritto sulla Rivista del CAI nel ’93, il successo fu subito enorme e per molti anni Guide Alpine Star Mountain rimase l’ unica possibilità per farsi accompagnare lungo il più difficile trek italiano dove tutti si perdevano... Oggi molte altre guide ed organizzazioni propongono Selvaggio Blu ma nessuna può offrire l’ esperienza che noi abbiamo accumulato (e seguitiamo ad incrementare frequentando molto la zona anche a scopo personale) in oltre 30 (si, proprio 30!) anni di pelle scorticata al sole e dai rovi del bellissimo e misterioso Supramonte di Baunei…


Un ringraziamento speciale al compagno di cene nepali "Renato Donati" (Cai sez.di Rimini)




doppietta di versanti Nord: Giri Giri Boys e polacchi

Nepal -- Due vertiginose pareti nord e due prime salite da ricordare nella Valle del Khumbu. La prima è opera dei Giri-Giri Boys, un gruppo di giovani alpinisti giapponesi, sul Tawoche, 6.495 metri. L'altra è dei polacchi Krzysztof Starek, Wojtek Kozub e Marcin Michalek sul Melanphulan, 6.573 metri.

I Giri-Giri Boys protagonisti della salita alla Nord del Tewoche, compiuta un mese e mezzo fa, sono Fumitaka Ichimura e Genki Narumi. Hanno aperto una via impressionante, su una parete di ghiaccio alta 1.500 metri, con due bivacchi in parete. La prima parte, di misto, sale all'ombra di un pericoloso seracco che minacciava scariche di ghiaccio, la seconda è verticale e difficilmente proteggibile.

"Elisabeth Hawley ci ha detto che la parete contava solo un tentativo - hanno detto i Giri Giri Boys ad alpinist -. Ci hanno provato nel 1989, ma non riuscirono ad andare oltre i 5.300 metri. In effetti, il tratto che porta a 5.500 metri è uno dei più complessi, misto verticale e molto esposto”.

I polacchi hanno aperto la loro via più o meno nello stesso periodo sulla Nord del Melanphulan, una spettacolare cima di oltre seimila metri che si trova a sud dell'Amadablam e ad oggi contava, secondo il british Mountaineering Council, soltanto una salita sulla parete Ovest.

La via è stata aperta in diversi tentativi partiti tutti da un campo avanzato posto a 5.400 metri: impossibile bivaccare sulla parete, coperta dal ghiaccio e con pendenza fino a 85 gradi. Purtroppo, ai polacchi è mancata la vetta: al quarto giorno di scalata sono arrivati sulle cornici sommitali, 100 metri sotto la cima, ma erano le 11 di sera e non hanno potuto bivaccare per questioni di sicurezza. Scesi, non hanno più potuto risalire a causa delle cattive condizioni e dei congelamenti ai piedi riportati nei tentativi precedenti.

I Giri Giri Boys sono un gruppo di giovani alpinisti giapponesi che si ispirano ai valori dell'esplorazione, dello stile alpino. Sono stati più volte nominati al Piolet d'or e l'anno scorso lo hanno anche vinto per nuova via aperta sul Kalanka. "Giri Giri significa al limite - spiegano i membri - ed è la nostra filosofia: ci piace osare l'intentato e viviamo al limite anche finanziaraiamente. Non siamo un club ufficiale, siamo un gruppo di amici, forse i più pazzi alpinisti del Giappone".


i ghiacciai in Himalaya non spariranno nel 2035


immagine
I ghiacciai dell'Himalaya non si scioglieranno entro il 2035 come aveva invece previsto l'Ipcc (Gruppo intergovernativo dell'Onu sul cambiamento climatico), premio Nobel per la pace nel 2007. E' stato l'Ipcc stesso a fare retromarcia e a porgere le scuse all'India per l'improvvida previsione datata 2007.

Una previsione che dava per certo, con l'attuale tendenza al riscaldamento climatico, lo scioglimento delle masse glaciali nei prossimi 25 anni, con conseguenze drammatiche sulla vita di circa 2 miliardi di persone che vivono con l'acqua che scende dalla catena montuosa più alta del mondo. La ricerca era stata fortemente criticata dal ministro dell'Ambiente indiano Jairam Ramesh, che attraverso il quotidiano Times of India aveva accusato lo studio di "mancanza di dati scientifici".
Ora, l'organismo delle Nazioni Unite, per voce del suo direttore Chris Field, riconosce l'errore e corre ai ripari. A breve renderà pubblico un nuovo studio che conterrà date diverse.
I ghiacciai himalayani, confermano diversi studi, stanno perdendo massa. Ma non al ritmo sostenuto dall'Ipcc. In una recente conferenza internazionale sul clima, è emerso che al passo attuale i ghiacciai himalayani si scioglieranno del 30 per cento entro il 2030, del 40 entro il 2050 e del 70 entro la fine del secolo. Cifre molto diverse da quelle rese note dall'Ipcc.
Lo scivolone dell'Ipcc è il secondo nel giro di pochi mesi. Segue a ruota lo scandalo dei dati "gonfiati" per evidenziare meglio il riscaldamento globale, finito su tutti i giornali del mondo.
Che il pianeta stia attraversando una fase di riscaldamento globale è fuori di dubbio. Ma sono le stime sul suo andamento ad essere messe in forte discussione. In uno studio che sarà prossimamente pubblicato dal Journal of Climate, rivista dell'American Meteorological Society, si evidenzia che, in base ai modelli attuali, dall'inizio dell'era industriale a oggi l'immissione nell'atmosfera di anidride carbonica avrebbe dovuto provocare un aumento della temperatura ben più alto di quello effettivamente registrato.
Rispetto alla quantità di CO2 emessa, la temperatura sarebbe dovuta aumentare di 2,11 gradi Celsius, invece è aumentata di 0,78. Secondo gli autori dello studio, guidati da Stephen Schwartz del Brookhaven National Laboratory, ciò è dipeso dall'interazione di diversi fattori. Il primo è che la Terra sarebbe meno sensibile all'aumento dei gas serra di quanto ipotizzato. Il secondo è che la riflessione dei raggi solari dovuta al pulviscolo atmosferico starebbe facendo diminuire il riscaldamento. Il terzo, che l'inerzia del riscaldamento dovuto ai gas serra è maggiore del previsto, anche se gli ultimi studi hanno fatto calare il ruolo di questo ultimo fattore.
In sintesi, conosciamo ancora poco di questo fenomeno. Gli scienziati sanno che la rotta va cambiata, ma non sanno ancora di quanti gradi effettuare la virata e soprattutto quando girare il timone.
Per questo gli esperti italiani del Comitato EvK2Cnr stanno raccogliendo una quantità considerevole di dati attraverso la rete di monitoraggio ad alta quota Share. I dati, resi disponibili alla comunità internazionale, serviranno per eleborare modelli previsionali più precisi di quelli attuali.


prima traversata "wild" dell'Antartide


immagineROSS ICE SHELF, Antartide -- Nuova pagina nella storia dell'esplorazione antartica. La firmano Ryan Waters, americano, e Cecilie Skog, norvegese, che ieri hanno completato la prima traversata del Polo Sud in completa autonomia: hanno percorso 1800 chilometri con gli sci, senza mai fare ricorso ad aiuti esterni. Così la Skog ha realizzato il sogno che per anni aveva condiviso con il marito Rolf Bae, scomparso sul K2, sotto i suoi occhi, durante il tragico crollo del seracco il 1 agosto 2008.

Waters, 36 anni, e la Skog, 35, erano partiti lo scorso 13 novembre dalla Berkner Island. Hanno toccato il Polo sud il 31 dicembre e poi hanno proseguito raggiungendo ieri il lato opposto della banchisa: il Ross Ice Shelf, dove l'Axel Heiberg Glacier si getta nel mare (vedi foto in calce).

I due hanno superato 1800 chilometri di ghiaccio e un dislivello di oltre 3000 metri, con temperature fino a 45 gradi sottozero e raffiche di vento fino a 45 nodi.

Secondo quanto riferito da Explorersweb, che ha seguito passo passo la spedizione, tutti gli altri esploratori che hanno compiuto la traversata del Polo Sud in precedenza si sono appoggiati ai cani, o a delle vele che li spingevano sugli sci sfruttando la forza del vento. Waters e la Skog invece no, hanno sempre sfruttato soltanto la loro forza, proseguendo con gli sci e tutto il carico necessario alla loro sopravvivenza. Mai una volta hanno ricevuto aiuti o rifornimenti esterni.

Un'impresa simile, completamente wild, era stata compiuta solo al Polo Nord, da Rune Gjeldnes e Torry Larsen, che avevano traversato l'Oceano artico nel 1997 in 109 giorni.

La Skog, unica donna ad aver salito le 7 summits, il K2, e raggiunto sugli sci i due poli, è guida alpina e infermiera professionista. Dopo un anno di stop e di crisi dovuta alla perdita del marito nella tragedia sul K2, a cui lei è sopravvissuta miracolosamente, è tornata in campo con Waters in Antartide. E ha portato a casa il più bello dei risultati.


Alain "Spiderman" Robert mira a Burj Khalifa la torre di Dubai più alta del mondo

La Burj Khalifa è nel mirino di Spiderman. Il climber dei grattacieli, Alain Robert, ha infatti annunciato che scalerà prossimamente la torre più alta del mondo, inaugurata a Dubai lo scorso 4 gennaio. L'impresa però si svolgerà non prima del 2011, probabilmente tra gennaio e aprile.

Dopo aver scalato i grattacieli più alti del mondo, ora Alain Robert mira al Burj Khalifa. Non giunge inaspettata la notizia, visto che la torre di Dubai, inaugurata solo due settimane fa, con i suoi 160 piani e un'altezza totale di 828 metri è oggi la più alta del mondo. Un obiettivo allettante per il climber francese.

"So che la gente di Dubai vuole vedermi scalare la Burj Khalifa - avrebbe detto Spiderman secondo l'agenzia di stampa Bernama -, ma non so quando mi permetteranno di provarci. Un altro problema sarà poi il forte caldo, che a Dubai supera anche a 40 gradi. Non credo che ce la farei in queste condizioni, ci proverò un altro anno, forse tra gennaio e aprile del 2011 ".

Spiderman è stato arrestato diverse volte e in molti paesi per le sue avventure. Il suo palmares, vanta tra le altre, le scalate della torre di 101 piani di Taipei, la Torre Eiffel a Parigi, le Petronas Twin Towers di Kuala Lumpur e la Sears Tower di Chicago.



Salini e Bernasconi al Cerro Torre

Da guardare. Senza troppi commenti e manfrine. Perchè questo breve trailer mostra, in un girotondo mozzafiato di due minuti, lo spettacolo della parete ovest del Cerro Torre, la difficoltà della salita attraverso i pendii del "Grido di pietra" e i tunnel del fungo sommitale, lo stupore della vetta e del paesaggio patagonico in una giornata senza un filo di nubi. Non c'è altro da aggiungere.

Il trailer, montato da Luca Maspes, raccoglie le immagini più belle della ripetizione della via dei Ragni sulla parete Ovest del Cerro Torre, Patagonia, compiuta nel dicembre 2008 da Fabio Salini e Matteo Bernasconi. Il video integrale verrà mostrato nelle serate che i due alpinisti terranno nei prossimi mesi in giro per l'Italia.



Boulder Worldcup Wien 2009


Fabrizio Marengo su "Fortunadrago"


Fabrizio Marengo su "Fortunadrago" Varazze (SV)

Foto Roberto Franco



33^ Promenado e 1° Ciaspolata della Valle Stura

Tutto confermato per l'edizione n. 33 della granfondo cuneese "Promenado della Valle Stura", gara nazionale di sci nordico in tecnica libera, in programma domenica 24 gennaio sulle piste della Valle Stura e organizzata dalla ormai solida e conosciuta A.S.D. Valle Stura Sport. Confermato il tracciato di di 50 km, già interamente tracciato e percorribile grazie al coordinamento dei tre centri fondo della Valle Stura; Festiona, Aisone e Vinadio.
Partenza come di consueto dal Centro Fondo di Festiona alle ore 09.30. Sarà anche allestito un percorso minore di circa 30 km facilmente percorribili per tutti gli amatori non agonisti (non in possesso della tessera agonistica della federazione italiana sport invernali) dello sci di fondo che per una domenica potranno immedesimarsi in "atleti granfondisti".
La manifestazione sarà anche valida ai fini della combinata con la 5^ Promenado-Bike dei forti Albertini in programma per il prossimo 13 giugno che quest'anno farà parte dell'importante Challenge "PiemonteMtbBike".
Alle 11.00 sarà la volta della 1^ Ciaspolata della Valle Stura, gara agonistica e passeggiata non competitiva con racchette da neve; la disciplina sportiva che alle prossime Olimpiadi invernali diventerà anche “Sport Olimpico”. Testimonial d’eccezione Marco Olmo, il personaggio cuneese dalle performance della corsa più estrema. La manifestazione si disputerà sulle celebri e famose piste da sci di del Centro Fondo di Festiona su un facile tracciato di circa 5 - 6 km.

A tutti i primi 350 iscritti il comitato organizzatore a garantito un omaggio veramente sostanzioso composto da un paio di calze sportive termiche adatte per gli ambienti invernali, buoni sconto, prodotti alimentari, integratori salini e un altro gadget a sorpresa. A fine manifestazione verrà anche distribuito un ricco rinfresco di fine gara e ricchi premi a sorteggio sia per gli agonisti che per gli amatori. Particolar i pacchetti sconto per gruppi di almeno 15 persone, i bambini sotto i sette anni usufruiranno dell'iscrizione gratuita.
Iscrizioni online: www.vallesturasport.it - info@vallesturasport.it.


Per terminare la lettura della news fare clic QUI


supplied by Mr.MassetchuSte


SKI ALPINISM meet SNOWSHOES - Rocco & Carlitos up on the snow



una grande giornata in grande compagnia

basta confusione tra le vie dello Shisha Pangma


immagine
La variante "Inaki Ochoa" sulla Nord dello Shisha Pangma, che porta direttamente sulla cima vera della montagna aggirando la cima centrale, è in realtà un breve tratto che si innesta su una via austriaca del 1980. Questa la tesi del ricercatore tedesco Eberhard Jurgalsky, esperto di statistiche e storia dell'alpinismo, che nelle scorse settimane ha pubblicato uno speciale sul celebre 8000 tibetano.

Quante vie esistono nella parte superiore dello Shisha Pangma? Quante aggirano l'insidioso traverso che porta dalla cima centrale alla cima vera? E chi le ha aperte?

Jurgalski ha voluto rispondere a tutte queste domande dopo la salita dell'australiano Andrew Lock, che quest'autunno ha conquistato il suo 14esimo ottomila salendo in vetta allo Shisha Pangma da una variante della via percorsa da Inaki Ochoa nel 2006.

In realtà il ricercatore fa notare che Ochoa, quell'anno, ha percorso solo un breve tratto "nuovo", quello che nella foto in calce è segnato in nero e, in pratica, congiunge un punto sopra campo 3 alla via percorsa da una spedizione austriaca nel 1980, che è stata per lungo tempo dimenticata.

Gli austriaci, quella volta, compirono la prima traversata verso la cresta orientale, con un'impresa di cui fu anche pubblicato il resoconto sull'American Alpine Journal. Jurgalski riepiloga, nel disegno sottostante, tutte le varianti alla via normale (quella cinese della prima salita, nel 1964) aperte nella parte superiore della montagna.

Tutti i dettagli della ricerca sono riportati su 8000ers.com, dove Jurgalski pubblica anche lo schizzo originale della via austriaca, disegnato dal leader della spedizione.



Photo e info courtesy of www.8000ers.com




Stella Marchisio su "A life of balance" - Hampi (India)



Gnaro in pensione e... già all'Aconcagua

"Sono andato in pensione tre giorni fa. E ora parto per l'Aconcagua: adesso che sono ufficialmente "vecchio" mi alleno per gradi: parto da un seimila per arrivare al top della forma sugli ottomila della Nord del Gasherbrum I". Volerà domani in Sudamerica Silvio "Gnaro" Mondinelli, che questo gennaio ritorna in campo per raggiungere la vetta della cima più alta delle due americhe: 6.962 metri.

Silvio "Gnaro" Mondinelli, 51 anni, guida alpina e una vita al servizio del soccorso alpino della Finanza ad Alagna Valsesia, ha appeso la divisa della Finanza al chiodo il 7 gennaio. Con qualche lacrimuccia, ma tanta voglia di tornare a scalare. "Devo confessare che un po' mi è dispiaciuto - racconta Mondinelli -. Dopo 33 anni, è stato un po' come lasciare una famiglia, più che un lavoro. Però insomma, di certo il cambiamento porta anche cose buone, e visto che ho la possibilità ne approfitto: avrò più tempo per molte cose".

Farà quindi l'alpinista professionista? "Se posso sì... - sorride Gnaro alla nuova prospettiva di lavoro -. Forse ancora per poco, perchè insomma la vecchiaia arriverà anche per me. Ma di sicuro coglierò l'occasione per andare nei posti dove magari non sono mai andato. E per tornare dove mi son trovato bene, come adesso all'Aconcagua".

Mondinelli era già stato all'Aconcagua nel 1997, in occasione del centenario della prima ascensione compiuta da Mattia Zurbriggen, guida alpina svizzera che operava a Macugnaga. Quell'anno "Gnaro" salì in vetta tre volte in quattro giorni. La prima, dopo soli due giorni dal raggiungimento del campo base: era il 13 gennaio.

Due giorni dopo salì in vetta di nuovo per girare il video della salita commemorativa. Dopo la seconda vetta, Mondinelli rientrò in tenda, ma uscì di nuovo poche ore dopo per tornare su e prestare soccorso ad un compagno bloccato poco sotto la cima: lo recuperò, con l'aiuto di un alpinista argentino, e lo portò in salvo.

Chissà se quest'anno avrà intenzione di ripetere la performance. "No, no - dice Mondinelli -. Stavolta vado con degli amici che vogliono provare a fare una spedizione e a salire in quota, per fare magari più avanti un ottomila. Andremo tranquilli, faremo fotografie, mangeremo bistecche e miglioreremo lo spagnolo. Ci guarderemo in giro e vivremo la salita con calma. Proveremo a mettere in pratica quello che si impara alla High Mountain University, la mia scuola d'alpinismo. E intanto io farò la preparazione per la spedizione alla Nord del GI".

Sull'Aconcagua, che si trova nell'emisfero australe, la stagione alpinistica è iniziata lo scorso novembre. Un inizio con alcuni bei successi, ma tormentato da una perturbazione che ha insistito per settimane sulla montagna e che purtroppo ha provocato la scomparsa di un alpinista americano.

Abbiamo chiesto a Mondinelli, 14 ottomila senza ossigeno incorniciati da innumerevoli spedizioni, scalate, soccorsi e cime sulle altre montagne del mondo, se l'Aconcagua è una montagna pericolosa. "Direi di no - spiega l'alpinista - ma come tutte le montagne va presa con le pinze. Non facciamo passare cose facili per difficili, però bisogna saper fare le cose con attenzione. Rispettare ogni montagna e affrontarla con calma". Una filosofia che l'alpinista bresciano ha di recente tradotto in un libro, il manuale "Alpinismo d'alta quota" che sta andando a ruba, in queste settimane, nelle librerie e alle sue serate. Ma ora, per il "Gnaro" nazionale, è tempo di tornare in campo.

"Sono contento di tornare in Argentina - conclude Mondinelli, che si imbarcherà domani per Buenos Aires - perchè laggiù ho un sacco di amici che non vedo da tempo. L'altro giorno ho scritto su Facebook che partivo per l'Aconcagua e tanti di loro si sono rifatti vivi, mi hanno invitato a trovarli a Buenos Aires e in altri posti. Anche gente che non ricordavo. Si vede che ho qualche "fans" anche là... mi fa sorridere... ma mi piace!".

Non resta che far partire l'ennesima avventura, insomma. La spedizione durerà una ventina di giorni, e salirà per la via normale.



Sagarmatha-Everest Base Camp trekking




------------------------------------------------




EBC + Kala Patthar dic/gen 2009


26 Dic Fly to Lukla e trek Lukla-Phakding mt.2650

27 Dic Phakding-Namche Bazaar mt.3450

28 Dic Namche Bazaar giornata di acclimatamento

29 Dic Namche Bazaar-Tyangboche mt.3870

30 Dic Tyangboche-Pheriche mt.4200

31 Dic Pheriche-Lobuche mt.4930

01 Gen Lobuche-Gorak Shep-Kala Pattar(mt.5550)-Gorak Shep mt.5150

02 Gen Gorak Shep-Everest Base camp (mt.5356)-Gorak Shep-Dhukla mt.4600

03 Gen Dhukla-Khumjung mt.3790

04 Gen Khumjung-Benkar mt.2905

05 Gen Benkar-Lukla mt.2830

06 Gen volo Lukla-Ktm mt.1300


AMAZING!!