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straordinario! e' vetta per Moro, Urubko e Richards


ISLAMABAD, Pakistan — E’ vetta, signore e signori. Un risultato talmente straordinario che è quasi difficile da credere. Eppure è così: Simone Moro e Denis Urubko entrano di nuovo nella storia dell’alpinismo firmando la prima invernale al Gasherbrum II, 8035 metri insieme a Cory Richards. E’ la prima montagna dell’intera catena del Karakorum ad essere stata salita d’inverno.

La vetta è stata toccata alle 11.28 del mattino, ora pakistana.

L’annuncio è arrivato da Barbara Zwerger, la moglie di Simone Moro, che ha ricevuto la telefonata dalla cima della montagna nelle prime ore di questa mattina. Dopodichè, ha riportato la notizia sul sito dell’alpinista bergamasco, regalando un tuffo al cuore a tutti gli appassionati che questa mattina cercavano aggiornamenti sul tentativo di vetta.

Il messaggio recita così: “Questa mattina all’alba i nostri tre eroi ce l’hanno fatta. Hanno raggiunto la vetta del Gasherbrum II in invernale, portando a casa un risultato storico al primo tentativo! Simone ha chiamato la moglie Barbara dalla vetta, ora stanno scendendo al campo base. Attendiamo le loro testimonianze nelle prossime ore”.

“Mi ha chiamata alle 8.40 ora italiana – racconta la moglie di Moro -. Si trovavano sul traverso sotto la cima. Era a dir poco raggiante. Stavano già scendendo da un’oretta, mi ha detto che è stata durissima ma che tutti e tre stavano bene e ce l’avevano fatta. Era felicissimo. Anche io lo sono. E’ così dura dover aspettare tanti giorni prima che torni in Italia”.

In questo momento i tre alpinisti stanno quindi scendendo verso il campo base, sono attese nelle prossime ore le loro prime dichiarazioni.

“Dovrebbero arrivare a campo 3 nelle prossime ore – prosegue Barbara Zwerger – ma spero che riescano a scendere oltre, anche se sono molto stanchi, perchè Karl Gabl prevede vento a partire dal pomeriggio. Domani, a 6.900 metri dove hanno la tenda, dovrebbero esserci raffiche a 70 chilometri orari e neve”.

Grandi capacità, grande tenacia e anche grande tempismo, dunque. Moro e compagni hanno seguito una perfetta strategia di acclimatamento e di salita, che in meno di un mese dall’arrivo al campo base li ha portati a centrare un obiettivo che segna una svolta nella storia dell’alpinismo in Karakorum. Dove mai nessuno era riuscito a salire un ottomila d’inverno. Loro hanno saputo resistere a temperature di 46° sottozero, e gestire con una precisione da manuale le brevi finestre di bel tempo concesse dal meteo, centrando la vetta nelle 12 ore di bel tempo previste per stamattina.

Con il Makalu il 9 febbraio del 2009 e il GII oggi, 2 febbraio 2011, Moro e Urubko firmano una doppietta di prime invernali senza precedenti. Per Moro è la terza prima invernale compreso lo Shisha Pangma: prima di lui solo gente del calibro di Jerzy Kukuczka e Krzysztof Wielicki, entrambi polacchi, è riuscita a fare tanto. Per Urubko, 14 ottomila senza ossigeno e vie nuove ad alta difficoltà tracciate sui versanti più duri dei giganti himalayani, si tratta della seconda prima invernale. Per Richards, è il battesimo delle invernali e il secondo ottomila della carriera: lui è il primo americano a salire un ottomila d’inverno.

E’ proprio a Wielicki che abbiamo chiesto che cosa significa scalare d’inverno su quelle vette, avendo a che fare con temperature vicine ai 50 gradi sottozero, con la carenza d’ossigeno, con la completa solitudine ai campi base.

Caratteristiche che rendono davvero fuori dal comune l’impresa compiuta da Moro e compagni, in condizioni che è difficile anche solo immaginare. Ma loro hanno saputo come gestirle. E hanno di nuovo scritto una pagina di storia indimenticabile, che rilancia l’alpinismo italiano, ed europeo, ai massimi livelli mai conosciuti nell’epoca moderna.


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