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e il Kanchenjunga c'e'! Mario Panzeri tocca la cima: 12° ottomila senza ossigeno

Cinque notti in alta quota, alle prese con l’aria sottile e forti raffiche di vento. Ma la forza di volontà di Mario Panzeri ha vinto su tutto. L’alpinista lecchese, 47 anni, questa mattina alle 9.50 ora nepalese ha raggiunto la cima del Kangchenjunga, la terza montagna della terra, una delle più complesse e difficili di tutto l’Himalaya. E’ salito senza ossigeno, conquistando il 12esimo sigillo della sua carriera, e ora è tornato a campo 4 dove passerà la notte.

Panzeri era partito dal campo base sabato scorso e aveva passato 3 notti a campo 3 insieme allo spagnolo Oscar Cadiach e ad uno sherpa. Noi lo avevamo sentito due giorni fa, quando con un sms aveva annunciato l’arrivo a campo 4, 7.700 metri di quota, e l’imminente tentativo di cima. Il programma era quello di partire mercoledì sera, alle 19 ora nepaese, e tentare la vetta ieri mattina.

Purtroppo, il forte vento in quota ha bloccato sul nascere questo primo tentativo. Panzeri è tornato nelle tende dopo un’ora di cammino: troppo freddo, troppa aria, salire senza ossigeno non era possibile. La salita dal campo 4 alla vetta, sul Kangchenjunga, è una delle più lunghe e complicate tra gli ottomila: si tratta di quasi 900 metri di dislivello, lungo un percorso tutt’altro che facile, per arrivare ad una quota che sfiora quella del K2. La cima, infatti, misura 8.586 metri.

Panzeri, però, non ha mollato. Con un sms, ieri ha comunicato alla moglie Paola che sarebbe rimasto un’altro giorno a campo 4, per ritentare la cima, stavolta insieme al russo Alexey Bolotov che nel frattempo aveva raggiunto quota 7.700. Il programma si è replicato: ieri sera alle 18 Panzeri è ripartito verso la vetta.

E stamattina alle 6.05 ora italiana è finalmente arrivata la bella notizia: è cima!

“Mi ha chiamata da lassù – racconta la moglie Paola – e appena ho risposto ha gridato: Paola, sono in cima!! Non c’era vento, era una giornata bellissima, e vedeva l’Everest, il Makalu e tutti gli ottomila. La salita è durata 14 ore, ha detto che è stata dura, anche perchè l’ultimo pezzo erano delle roccette su cui bisognava scalare. Ma era tranquillo: davanti avevano molte ore di luce, per riuscire a scendere con calma fino a campo 2 o anche fino al campo base”.
Panzeri è arrivato in vetta con altre tre persone: un iraniano, uno sherpa che oggi ha conquistato i suoi 14 ottomila e un altro alpinista di cui al momento non è nota l’identità.

La loro discesa è iniziata subito dopo. Alle 15 ora italiana (le 19 circa in Nepal) Panzeri ha avvertito in Italia che si sarebbe fermato a dormire a campo 4. La discesa dalla vetta è stata lunga, e oggi ha fatto molto caldo. Panzeri ha così preferito fermarsi per una nuova notte a 7.700 metri con i compagni: tutti stavano bene e stavano bevendo thè. Domani mattina la discesa proseguirà fino a campo base.

Mario Panzeri è nato il 10 maggio 1964, è guida alpina dal 1987 e in Himalaya ha salito dodici ottomila senza ossigeno: alla collezione ora mancano soltanto Dhaulagiri e Gasherbrum I. Nella sua carriera, ha salito lo spigolo nordovest dell’Ama Dablam (1985) e ha all’attivo tentativi all’Hornbein Couloir dell’Everest e alla parete Ovest del Makalu. Panzeri ha compiuto spedizioni extraeuropee in sud America, dove ha aperto una via nuova sull’Auguille Poincenoit e salito l’Huascaran. Ha realizzato salite nei principali gruppi alpini ripetendo le grandi classiche (con prime salite in solitaria, invernali e concatenamenti) e aprendo diverse nuove vie.


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