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Gnaro in pensione e... già all'Aconcagua

"Sono andato in pensione tre giorni fa. E ora parto per l'Aconcagua: adesso che sono ufficialmente "vecchio" mi alleno per gradi: parto da un seimila per arrivare al top della forma sugli ottomila della Nord del Gasherbrum I". Volerà domani in Sudamerica Silvio "Gnaro" Mondinelli, che questo gennaio ritorna in campo per raggiungere la vetta della cima più alta delle due americhe: 6.962 metri.

Silvio "Gnaro" Mondinelli, 51 anni, guida alpina e una vita al servizio del soccorso alpino della Finanza ad Alagna Valsesia, ha appeso la divisa della Finanza al chiodo il 7 gennaio. Con qualche lacrimuccia, ma tanta voglia di tornare a scalare. "Devo confessare che un po' mi è dispiaciuto - racconta Mondinelli -. Dopo 33 anni, è stato un po' come lasciare una famiglia, più che un lavoro. Però insomma, di certo il cambiamento porta anche cose buone, e visto che ho la possibilità ne approfitto: avrò più tempo per molte cose".

Farà quindi l'alpinista professionista? "Se posso sì... - sorride Gnaro alla nuova prospettiva di lavoro -. Forse ancora per poco, perchè insomma la vecchiaia arriverà anche per me. Ma di sicuro coglierò l'occasione per andare nei posti dove magari non sono mai andato. E per tornare dove mi son trovato bene, come adesso all'Aconcagua".

Mondinelli era già stato all'Aconcagua nel 1997, in occasione del centenario della prima ascensione compiuta da Mattia Zurbriggen, guida alpina svizzera che operava a Macugnaga. Quell'anno "Gnaro" salì in vetta tre volte in quattro giorni. La prima, dopo soli due giorni dal raggiungimento del campo base: era il 13 gennaio.

Due giorni dopo salì in vetta di nuovo per girare il video della salita commemorativa. Dopo la seconda vetta, Mondinelli rientrò in tenda, ma uscì di nuovo poche ore dopo per tornare su e prestare soccorso ad un compagno bloccato poco sotto la cima: lo recuperò, con l'aiuto di un alpinista argentino, e lo portò in salvo.

Chissà se quest'anno avrà intenzione di ripetere la performance. "No, no - dice Mondinelli -. Stavolta vado con degli amici che vogliono provare a fare una spedizione e a salire in quota, per fare magari più avanti un ottomila. Andremo tranquilli, faremo fotografie, mangeremo bistecche e miglioreremo lo spagnolo. Ci guarderemo in giro e vivremo la salita con calma. Proveremo a mettere in pratica quello che si impara alla High Mountain University, la mia scuola d'alpinismo. E intanto io farò la preparazione per la spedizione alla Nord del GI".

Sull'Aconcagua, che si trova nell'emisfero australe, la stagione alpinistica è iniziata lo scorso novembre. Un inizio con alcuni bei successi, ma tormentato da una perturbazione che ha insistito per settimane sulla montagna e che purtroppo ha provocato la scomparsa di un alpinista americano.

Abbiamo chiesto a Mondinelli, 14 ottomila senza ossigeno incorniciati da innumerevoli spedizioni, scalate, soccorsi e cime sulle altre montagne del mondo, se l'Aconcagua è una montagna pericolosa. "Direi di no - spiega l'alpinista - ma come tutte le montagne va presa con le pinze. Non facciamo passare cose facili per difficili, però bisogna saper fare le cose con attenzione. Rispettare ogni montagna e affrontarla con calma". Una filosofia che l'alpinista bresciano ha di recente tradotto in un libro, il manuale "Alpinismo d'alta quota" che sta andando a ruba, in queste settimane, nelle librerie e alle sue serate. Ma ora, per il "Gnaro" nazionale, è tempo di tornare in campo.

"Sono contento di tornare in Argentina - conclude Mondinelli, che si imbarcherà domani per Buenos Aires - perchè laggiù ho un sacco di amici che non vedo da tempo. L'altro giorno ho scritto su Facebook che partivo per l'Aconcagua e tanti di loro si sono rifatti vivi, mi hanno invitato a trovarli a Buenos Aires e in altri posti. Anche gente che non ricordavo. Si vede che ho qualche "fans" anche là... mi fa sorridere... ma mi piace!".

Non resta che far partire l'ennesima avventura, insomma. La spedizione durerà una ventina di giorni, e salirà per la via normale.



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