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"Selvaggio Blu" Il trekking più difficile d'Italia

Traversata costiera dei golfi di Arbatax e Orosei
Il più difficile trekking italiano: “una settimana da cinghiali”

Traversata senza punti d’appoggio dove è necessaria la completa autonomia alimentare e idrica del gruppo. Qualche tratto di facile arrampicata e alcune discese in corda doppia. I dislivelli non sono eccessivi, ma l'asperità del terreno e le difficoltà d’orientamento fanno si che le tappe non siano mai brevi. Depositi di cibo e acqua saranno predisposti precedentemente lungo il percorso dalla guida.

Definito come il più impegnativo trek fattibile in Italia, “selvaggio blu” è forse anche il più originale e bello. Sospeso tra il più bel mare del bacino Mediterraneo ed alte pareti rocciose, offre un insieme di paesaggi e situazioni introvabili in altri luoghi.
Ci si muove a due passi da casa (non siamo infatti all’estero…) in un ambiente isolato dove raramente si incontrano altre persone e dove non vi sono strade, case o altro che richiami la presenza umana che non siano testimonianze antiche della vita dei pastori di capre (a tutt’oggi in attività) e dei carbonai toscani che fino agli anni ’60 operarono da queste parti. Nel periodo tra le due guerre mondiali, quando la rete ferroviaria nazionale si espanse, vennero qui tagliati molti boschi per fornire il legno di ottima qualità (leccio e ginepro) necessario alle traversine dei binari.
Persone con lunga esperienza di viaggi, spedizioni alpinistiche ed esplorazioni nel mondo lo hanno trovato sorprendentemente, affascinante ed unico, e anche per il normale escursionista questo itinerario ha sempre superato le aspettative in termini di bellezza, proponendosi come un esperienza che inspiegabilmente va al di là del semplice camminare con lo zaino in spalla.
“Un antistress, un toccasana per lo spirito ed un ritorno alle origini, apprezzando scomodità e momentanei disagi… che fanno stare incredibilmente bene con se stessi”, così lo hanno definito in molti dopo averlo percorso.
Il programma prevede pernottamenti alla «belle etoile», in altre parole bivacchi senza tenda o ricovero.

Già la mattina del secondo giorno si entra nella filosofia di questo trek che prevede sei giorni in cui si vive esattamente come il cinghiale! Bisogna trovare la strada giusta, i ricoveri naturali per trascorrere la notte, l’acqua nascosta delle poche sorgenti… solo viveri e riserve d’acqua da bere vengono predisposti preventivamente dalla guida via mare. A parte la prima notte è sempre possibile un bagno in mare al termine di ogni tappa.

Nota storica e
“garanzia di qualità”: nel 1989 nacque Selvaggio Blu dall’ idea di Mario Verin, Peppino Cicalò e di un allora Sindaco di Baunei sicuramente lungimirante: Pasquale Zucca.
L’ idea era quella di collegare, in maniera da restare il più possibile vicini al mare, una vecchia rete di sentieri in gran parte inutilizzati da anni ed ormai inghiottiti dalla “feroce” macchia mediterranea. I sentieri usati da sempre dai pastori e quelli costruiti più recentemente dai “Carbonai” attraversavano il Supramonte in ogni direzione ma erano (e sono) difficilissimi da individuare e seguire perché poco percorsi e perlopiù ridotti ad esili tracce per capre. Questo è forse il fascino più notevole di Selvaggio Blu: il doversi continuamente orientare in una Natura Prepotente e straordinaria dove l’ unico punto di riferimento è il mare…blu!

Marcello Cominetti, profondo conoscitore della zona e guida alpina vissuto a S. Maria Navarrese per diversi anni quando era ragazzino, proseguì l’ opera iniziata dai due “ideatori” perfezionando alcune tappe ed accompagnando per la prima volta piccoli gruppi di escursionisti. Anche a seguito di un articolo scritto sulla Rivista del CAI nel ’93, il successo fu subito enorme e per molti anni Guide Alpine Star Mountain rimase l’ unica possibilità per farsi accompagnare lungo il più difficile trek italiano dove tutti si perdevano... Oggi molte altre guide ed organizzazioni propongono Selvaggio Blu ma nessuna può offrire l’ esperienza che noi abbiamo accumulato (e seguitiamo ad incrementare frequentando molto la zona anche a scopo personale) in oltre 30 (si, proprio 30!) anni di pelle scorticata al sole e dai rovi del bellissimo e misterioso Supramonte di Baunei…


Un ringraziamento speciale al compagno di cene nepali "Renato Donati" (Cai sez.di Rimini)




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