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Si.. siamo acclimatati. Moro e Urubko: il summit si avvicina

Saltando il crepaccio (Photo courtesy www.simonemoro.com)

Saltando il crepaccio (Photo courtesyWWW.SIMONEMORO.COM)

ISLAMABAD, Pakistan — Preludio alla vetta per Simone Moro e Denis Urubko, impegnati nel tentativo di prima invernale al Gasherbrum II, 8.035 metri, in Karakorum. La coppia di fuoriclasse, insieme a Cory Richards, è salita in questi giorni sulla parete per installare il secondo campo alto. “Siamo stanchi morti ma pronti per la cima” ha detto Moro al rientro al campo base. E ora scatta il conto alla rovescia: la prossima volta, sarà quella decisiva.

“Abbiamo raggiunto e dormito a 6500 metri – racconta Moro -. Abbiamo incontrato grosse difficoltà ad arrivare a quella quota, da campo 1 abbiamo impiegato 2 giorni, con un bivacco a 6250 metri in tenda. La parete è molto verticale e tutta ghiacciata con tante cornici di neve, come si vedeva da sotto. Avevamo solo una corda e ce la siamo dovuta cavare anche mettendo insieme anche spezzoni di vecchie corde. Ma siamo riusciti a salire e abbiamo completato l’ultima fase di acclimatamento prima di tentare la vetta”.

Cory - aspettando in sosta (Photo courtesy www.simonemoro.com).jpg

Cory - aspettando in sosta (Photo courtesy

Moro parla di temperature ancor più rigide di quelle avute nella salita precedente: il record sono stati 46 gradi sottozero ieri notte. Ma grazie a quest’ultima fatica, la strada per la cima sembra ormai aperta. “Stiamo benissimo, ormai fuoi dalle difficoltà tecniche – dice l’alpinista. Sopra la neve sembra dura, quello farà la differenza. Noi a 6500 metri abbiamo dormito benissimo e ci sentiamo pronti a tentare la cima la prossima volta. Sul Makalu io e Denis avevamo dormito a 6800… ed il Makalu è quasi 8500 metri mentre qui la vetta è a 8.035″.

Il gruppo è rientrato al campo base stamattina e ora attende solo il “via libera” del meteorologo Karl Gabl per il tentativo di cima. La strategia è già definita.

“Saliremo a campo 1 e campo 2 – spiega Moro -, poi sposteremo la tenda a 7000 metri, campo 3, e il quarto giorno partiremo per la cima. Ora ci aspettano 4 o 5 giorni di riposo. Servirà una finestra di bel tempo lunga? “No – rassicura l’alpinista – basta che facia bello il giorno della vetta. Partiremo anche col brutto tempo. Il problema che abbiamo davvero incontrato sono le difficoltà tecniche per arrivare a campo 3 e le difficoltà muscolari a battere la traccia”. (vedi foto in basso)

Avanti, dunque, l’obiettivo si avvicina.

Nel frattempo, al campo base è atteso il team che proverà la prima invernale al GI. “Tra 5 giorni dovrebbero arrivare anche Alex e Gerfried – racconta Moro -, con il canadese Qebeg, per il loro tentativo al GI. Oggi ho mandato a controllare il materiale che hanno inviato qui 4 mesi fa e c’è molta roba sparita e deperita: li ho già avisati per satellitare, spero che il materiale personale sia intatto, come sembra. Devo considerare che alla fine, rinunciando all’elicottero, non si risparmia e si inquina di più. Un’ora di elicottero brucia molto meno kerosene di 15 giorni di trekking di 250 portatori. In estate è giusto ricorrere ai portatori, ma d’inverno li torturi, per loro è un calvario e per l’ambiente non è assolutamente un vantaggio”.



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