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"il Mario" torna in Himalaya, obbiettivo Daulaghiri

“I seracchi sotto campo 1, il piccolo Eiger, quindi il grande plateau e la spalla dove si monta la seconda tenda. Un altro tratto ripido, ma non pericoloso fino a campo 3 e poi il difficile traverso che porta al canalino e infine alla cima“.
In quattro parole il Dhaulagiri è questo.

Mario Merelli lo ripercorre mentalmente nella sede del Cai di Bergamo (dove ieri sera gli è stato consegnato il gagliardetto del sodalizio) e ne snocciola i passaggi principali come fosse la trama di un film già visto.

È così. Sulle pendici della cima himalaiana di 8.164 metri, ma qualche testo sconta quattro metri arrivando a 8.160, lo scalatore di Lizzola c’è già stato due volte nel 2001 e nel 2007.

In entrambi i casi a un soffio dalla vetta – 8.100 metri la prima volta, quota 8.000 la seconda – spedizioni segnate da un evento tragico: la scomparsa dello spagnolo Pepe Garces nel 2001 e quella del bergamasco Sergio Dalla Longa quattro anni or sono.

In fondo tornare lassù è anche un modo per ricordare questi compagni degnamente e celebrarne la grande passione per la montagna: “Ho dovuto aspettare un po’ – dice seduto di fianco al presidente del Cai Paolo Valoti – ma adesso è arrivato il momento. Partirò la prossima settimana (il 4 aprile, ndr) e il biglietto di ritorno è per i primi di giugno“.

Due mesi intensi, al fianco del compagno ormai abituale – il milanese Marco Zaffaroni – e dopo un anno di preparazione: l’ultima spedizione risale infatti al giugno dello scorso anno quando sempre assieme a Zaffaroni aveva tentato il K2 in Karakorum.

Ora si riparte. Tutto pronto, il materiale già spedito, gli ultimi bagagli da preparare, compreso un «grosso zaino di entusiasmo », tiene a sottolineare lo scalatore.

“A parte il ricordo dei due grandi amici – aggiunge – il Dhaulagiri è una montagna stimolante sotto molti altri punti di vista: innanzitutto perché è uno degli ottomila che ancora manca a me personalmente (Mario ne ha già scalati nove, ndr) e che, più in generale, manca a tutti gli scalatori bergamaschi.
C’è poi una parte alpinistica decisamente interessante. Il rischio è proprio quello di sottovalutarla. Infine c’è una bella ricorrenza che è il cinquantenario dalla prima ascensione: quella firmata dagli austriaci nel 1961“.
Una circostanza che Merelli festeggerà assieme al 150° dell’Unità d’Italia: “Nello zaino – conclude – ho due vessili: il tricolore e il gagliardetto del Cai“.

«Ci auguriamo – è l’auspicio del presidente del sodalizio Paolo Valoti – che Mario li porti entrambi fino a 8.164 metri. Il terzo tentativo merita di essere festeggiato con il suo decimo ottomila».


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