Lightbox Effect

L' Oscar dell'alpinismo viene dal mare

Assegnati i "Piolets d’Or" a due spedizioni straniere, una in Groenlandia con campo base su una barca.

Girare il mondo in cerca d’avventura e vincere l’Oscar dell’alpinismo. Dal mare, dall’oceano della Groenlandia. E come campo base una barca a vela da 10 metri capitanata da un padre protestante scozzese di 75 anni, trovato per caso, anzi via Internet. Quattro uomini a zonzo, o quasi: tre belgi e un americano. A loro va il «Piolet d’Or» di Courmayeur-Chamonix: al cielo lo alza il religioso. Premio in comproprietà, perché la giuria guidata dall’australiano Greg Child ha appaiato quest’avventura all’impresa dei giapponesi Katsutaka Yokoyama e Yasushi Okada sul Mount Logan, in Canada. Belgi e americano con il supporto del prete-skipper sono arrivati in cima a nove grandi muri della costa Ovest della Groenlandia; i giapponesi hanno dovuto dormire tre notti in parete per raggiungere la vetta del Logan (5959 metri) lungo la via sudest di due chilometri e mezzo.

Il «Piolet» esce così dagli schemi e va a scovare un alpinismo di ricerca e di viaggio con difficoltà tecniche da capogiro. I fratelli Olivier e Nicolas Favresse, Sean Villanueva O’Driscoli e Ben Ditto sono stati tre mesi sulla più grande isola del pianeta, per due terzi di ghiaccio. A caccia delle «Big Wall», come ormai si definiscono le pareti a muro, che a guardarle le pensi impossibili da affrontare. I Favresse non sono certo nuovi a imprese sui monti: dalla Patagonia al Karakorum, dall’Himalaya alla Terra di Baffin. «È un divertimento», dicono. All’insegna della leggerezza, usando con parsimonia i chiodi. Sono puristi: niente trapani, niente chiodi a espansione. E suonano. Dice Sean, di origine spagnola con in testa le musiche irlandesi: «Con il maltempo o nelle soste riempiamo il silenzio con le note». Sean al flauto e i due fratelli con mandolino e fisarmonica.

Sono professionisti, hanno almeno sei sponsor, ma la loro grande personalità li rende liberi. «Vagabondi e felici», dice Nicolas, che vive in un camper che si è arrangiato da solo. Niente casa? «No, sono sempre zaino in spalla. Vivo in Belgio al massimo tre mesi l’anno, per trovare genitori e parenti e fare le pratiche di routine».

Casa Favresse è nei campi, alla periferia di Bruxelles. Papà tipografo in pensione, mamma professoressa. Nel Dna vacanze originali. Dal «plat pays», come cantava il belga Jacques Brel, alle montagne più sperdute. Come? «Dal mare», risponde Nicolas, 31 anni. Tutto cominciò quando lui e il fratello seguirono il padre su una barca a vela di 6 metri per girare il Mediterraneo. «Papà ci ha provato, non aveva mai fatto mare». La famiglia con i due bimbi di 5 e 6 anni costeggia Corsica e Sardegna. Nicolas: «Mio padre si è procurato due corde perché vedeva che Olivier e io ci divertivamo a nuotare nelle grotte. Poi abbiamo cominciato ad arrampicarci».

La svolta a 15 anni, quando i due fratelli vanno nel Sud del Belgio dove c’è l’unica falesia, con pareti di calcare. E lì incontrano Sean. Con lui la professione di alpinista e l’avventura. E le Alpi? «Poco - risponde Nicolas -. Troppo affollate». Olivier: «Lo spirito è guardare una montagna, innamorarsene e provarci, senza tanto studio. Si va e basta».

Nei giorni scorsi, in attesa del «Piolet» a Courmayeur hanno affrontato con gli sci la discesa della Vallée Blanche, 15 chilometri nel cuore del Bianco. Con loro c’era anche il «capitano» Bob Shepton, il religioso scozzese che per un periodo ha fatto il maestro di sci a Chamonix. Racconta Nicolas: «Una guida alpina italiana, Michele Maggioni, ci ha dato il contatto Internet con Bob. Lui era là in Groenlandia. Noi siamo andati sull’isola in aereo, poi dopo le salite siamo tornati in Scozia in barca, attraversando l’Oceano. Meglio arrampicare».

Sui muri affacciati sulle gelide acque groenlandesi hanno trovato difficoltà inattese. «Licheni, e gli uccelli che continuavano a volare sopra di noi bombardandoci con escrementi». La via più difficile è la «Impossible Wall», 850 metri. L’hanno superata in 11 giorni. Su uno dei nove muri sono riusciti a far salire anche Bob.

Niente musica e parete studiata in modo minuzioso, invece, per i giapponesi Yokoyama e Okada, che hanno fatto bis: a ottobre Seul li ha premiati per l’impresa in Canada con il Piolet d’Or dell’Asia.

Tratto da LASTAMPA.IT

0 commenti: