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Luisa Iovane, la prima donna dell'arrampicata italiana

"Quando ho cominciato ad arrampicare essere una donna per qualcuna è stata forse una discriminazione. Invece io sono stata avvantaggiata, perché non avevo mai problemi a trovare compagni di cordata, erano tutti molto ben disposti ad insegnarmi, ad accompagnarmi, a sopportare le mie prime debolezze". E non è difficile crederle visto che Luisa Iovane è stata una delle prime donne dell'arrampicata italiana e mondiale, sia in ordine di tempo sia perché tra le più forti di sempre. In questa sua videointervista la fortissima climber ci racconta com'era arrampicare allora e come è diventata oggi.

Nata a Mestre nel 1960, laureata in geologia, Luisa Iovane è una tra le migliori alpiniste di tutti i tempi. Minuta e determinatissima, nei primi anni '80 faceva parte di quel gruppo di straordinari arrampicatori che hanno fatto la storia di molte tra le più difficili scalate in Dolomiti e nella valle del Sarca.

Insieme a mostri sacri del calibro di Manolo, Roberto Bassi, Bruno Pederiva, e Heinz Mariacher, di cui è tuttora compagna di vita, la Iovane ha rivoluzionato il mondo verticale. Protagonista assoluta dell'arrampicata sportiva, le sue vittorie non si contano. Ha portato a casa infatti, moltissime gare, rimanendo, inossidabile, al top ancora oggi.

In questa sua videointervista ci parla dei sui inizi, e di come sono cambiate le cose negli ultimi trent'anni. Oggi il gentil sesso vive l'arrampicata alla pari dei colleghi maschi. Ma, certo, le differenze c'erano allora e ci sono tuttora, anche se più che una questione di possibilità, per la Iovane la differenza sta nell'indole.

"Gli uomini nell'arrampicata sono come al volante - dice scherzando -. Mi sembra un paragone abbastanza calzante. Tu non vedrai mai le donne così incattivite, e lo stesso nell'arrampicata. Le donne arrampicano finché si divertono però non si sentono offese se la donna affianco arrampica meglio. Mentre per i ragazzi devo dire che è così".


Pustelnik: sarò pazzo, ma riprovo l'Annapurna

"Chiamatemi pazzo, ma io ci riprovo". Con queste parole il fuoriclasse polacco Piotr Pustelnik ha annunciato, nei giorni scorsi, un nuovo tentativo all'Annapurna, che dovrebbe diventare il suo 14esimo ottomila. Pustelnik, 58 anni, ha già tentato 5 volte di salirlo senza successo, e ha annunciato più volte di voler rinunciare all'alpinismo e andare in pensione.

Ma a quanto pare, proprio non ci riesce.

L'ultimo tentativo all'Annapurna di Pustelnik risale alla primavera 2008 con Piotr Morawski e Peter Hamor: i tre avevano provato a salire, in stile alpino, la via dei cecoslovacchi Nezerka e Martis sulla parete Nordest. Stavolta, però, la cordata non potrà ripetersi. Morawski, infatti, è scomparso la scorsa primavera sul Dhaulagiri, cadendo in un crepaccio.

"Penso ancora con commozione a lui e a quello stupido incidente - ha detto Pustelnik a Explorersweb -. Ma io e Hamor dobbiamo uscire dall'ombra della sua morte. Questa salita sarà il nostro omaggio per lui". All'Annapurna, però, non ci saranno solo Pustelnik e Hamor. Il polacco ha annunciato che sta costruendo una squadra d'eccezione, di cui probabilmente farà parte anche il russo Serguey Bogomolov.

Pustelnik è il quarto pretendente ai 14 ottomila che si troverà l'anno prossimo ai piedi dell'Annapurna. Oltre a lui, la coreana Oh Eun Sun, il portoghese Joao Garcia e la basca Edurne Pasaban, a cui manca però ancora lo Shisha Pangma.



Cecilie Skog al Polo dopo l'incubo K2

news from OSLO, Norvegia -- Ritorno alla neve, ritorno alla vita. Sta uscendo dall'incubo la bella norvegese Cecilie Skog, che l'anno scorso scampò alla tragedia del K2, dove assistette impotente alla scomparsa del marito Rolf Bae, trascinato nel vuoto dal crollo del seracco. La Skog, unica donna ad aver salito le 7 summits e raggiunto sugli sci i due poli, tra poco ritornerà in Antartide per un viaggio di 1300 chilometri con gli sci, senza aiuti esterni.

"Rolf se n'è andato, ma non i miei sogni - ha detto la Skog ad Explorersweb in una recente intervista -. Gli ultimi 15 mesi sono stati durissim. Ma io continuo a sognare viaggi, notti in tenda, soffi di vento e neve. Cose che mi fanno sentire viva. E' dura, ora, provare a inseguire questi sogni, ma lo sto facendo".

Trentacinque anni, mille ricci e due occhi di ghiaccio, la Skog è sia guida alpina che infermiera professionista. A breve partirà con l'americano Ryan Waters per l'avventura antartica: calzeranno gli sci sulla Berkner Island e si dirigeranno verso il Polo Sud, lungo un itinerario sconosciuto ad entrambi: 1300 chilometri da percorrere in totale autonomia.

Durante il viaggio, la Skog userà un paio di sci disegnati da lei appositamente per le donne: leggeri e poco sciancrati, sono stati studiati per persone leggere che con gli sci camminano ma devono anche trainare una slitta. Li ha usati e testati la primavera scorsa, durante una traversata in Groenlandia, e ora li userà in Antartide.

"Sono contenta di ritornare al polo Sud - ha detto l'esploratrice, che era già stata in Antartide con marito -. Non vedo l'ora di scoprire angoli nuovi di quel continente e spero di avere tempo di sciare anche sull'Axel Heiberg Glacier, dove passò Amundsen cento anni fa e dove Rolf ed Eirik sciarono nel 2001".

Bae, nel 2001 aveva compiuto con Eirik Sønneland una traversata dell'Antartide entrata negli annali dell'esplorazione polare: 3.800 chilometri sugli sci, dalla base norvegese Troll Base nelle Droning Maud Land, fino alla Base Scott. Tutto in 107 giorni e in completa autonomia.

L'esploratore norvegese, che con la moglie è stato su diversi ottomila, vantava anche un curriculum alpinistico d'eccezione: sua è la prima ripetizione della leggendaria e terribile via dei Norvegesi aperta nel 1984 da Hans Christian Doseth sulla Torre grande di Trango: arrivò in vetta dopo 27 giorni in parete con 3 compagni.

Sul K2, però, nel 2008 non riuscì ad arrivare in cima, al contrario della moglie. La Skog toccò la vetta alle 5.20 del pomeriggio di quel tragico 1 agosto, mentre il marito si era fermato 300 metri più in basso. Scendendo si sono ricongiunti, ma il crollo del seracco travolse in pieno Bae sotto gli occhi della moglie. La Skog, di recente, ha scritto anche un libro sulle avventure del marito: “Til Rolf, Tusen fine turer og en trist”.



arrampicata Verdon: Toni Lamprecht libera "Le Vieux et la mer"

Quest'estate Toni Lamprecht, Uli Strunz e Benno Wagner hanno liberato la via di più tiri "Le Vieux et la mer" 8b nel Verdon Gorge, Francia.

Le
Gorges du Verdon in Francia sono sempre state un richiamo irresistibile per tutti gli arrampicatori del mondo e anche se questo mare di calcare non è più il banco di prova per l'elite mondiale come lo era negli anni '80, ogni tanto le sue pareti offrono qualche nuovo luccicante gioiello da cercare. L'ultima bellissima gemma ad essere stata scoperta è "Le Vieux et la mer", una via di sette tiri aperta dai tedeschi Toni Lamprecht, Uli Strunz e Benno Wagner nell'estate 2008 e liberata nell' agosto 2009 sullo spettacolare pilastro del settore Ula.

Dopo avere lavorato tutte le sequenze, Lamprecht è riuscito a liberare tutti i tiri, dicendo poi "anche se non siamo riusciti a liberare tutti i tiri in giornata di "Le Vieux et le mer" (6b, 7a+, 8b, 8a, 6a, 7c+, 7a), la via è la conquista più grande della mia vita in questa gola magica." Aggiungiamo noi che c'è ancora molto potenziale nel Verdon e siamo convinti che un giorno queste lisce pareti troveranno nuovamente un grande interesse anche dai migliori al mondo.



gruppo alpinistico "Scoiattoli" di Cortina: direzione Ama Dablam

Belluno -- Nuova avventura himalayana per gli Scoiattoli di Cortina. Mario Lacedelli, nipote del celebre Lino, partirà tra pochi giorni con Renato Sottsass e Luciano Zardini per una spedizione autunnale nella valle del Khumbu: nel mirino l'Ama Dablam, 6856 metri: una guglia che per la sua bellezza è stata soprannominata "gioiello del Khumbu" o "Cervino dell'Himalaya".

La spedizione partirà il 27 ottobre ed è stata organizzata in occasione del 70esimo anniversario del sodalizio degli Scoiattoli, fondato il 1 luglio 1939. La scalata dell'Ama Dablam coronerà un anno di celebrazioni che sinora hanno visto numerosi eventi e una spedizione di arrampicata sportiva in Marocco durante la quale gli Scoiattoli hanno aperto una via nuova di 7c+ nelle gole di Taghia, dedicandola a Luigi Ghedina "Bibi", scomparso di recente.

"E' tanto tempo che volevamo andare all'Ama Dablam - spiega Mario Lacedelli, che guiderà il gruppo in Nepal -. E' una salita classica ma bellissima. Partiremo il 27 ottobre e rientreremo il 21 novembre. Saremo in sei: tre Scoiattoli e tre ragazzi del Cai, tutti atleti che hanno fatto parte della nazionale di bob".

Oltre ai tre Scoiattoli che nel 2004 erano stati al K2 in occasione del 50esimo anniversario della prima salita, il team ha quindi altri tre componenti: Giorgio Costantini Fabio Pavanello e Gianfranco Rezzadore. Il gruppo sarà di rientro il 21 novembre, in tempo per le grandi celebrazioni di chiusura del 70esimo anniversario del gruppo.

"Il 7 dicembre verrà presentato il film sulla stori degli Scoiattoli - racconta Lacedelli -. E' un film di 76 minuti, dedicato ai nostri settant'anni di storia, con interviste ai più grandi dei nostri alpinisti".


l'Annapurna respinge "Miss Oh"

news from KATHMANDU, Nepal -- Il vento l'ha respinta. E ora, sta facendo le valigie per tornare in Corea. E' andato a monte, stamattina, il tentativo della coreana Oh Eun Sun all'Annapurna. E ritorna così tutto come prima nella corsa femminile al primato dei 14 ottomila, che per quest'autunno si conclude senza "vincitrici". Se ne riparlerà la prossima primavera con quello che promette di essere uno vero e proprio sprint finale.

Ci ha provato fino all'ultimo, Miss Oh. Ha provato a salire ancora una volta, quando tutte le montagna himalayane erano ormai state abbandonate dalle spedizione per le impossibili condizioni meteo che, alle porte dell'inverno, portano in quota bufera e gelo. Ma, come forse era prevedibile osservando le previsioni, è andata male.

L'alpinista coreana è partita sabato mattina dal campo base per tentare di raggiungere il suo 14esimo ottomila. E' arrivata di nuovo a campo 3, insieme con Kim Chang-Ho, Suh Sung-Su e degli sherpa. Ma questa mattina ha dovuto fare dietrofront per le fortissime raffiche di vento che toccavano i 100 chilometri orari e impedivano di continuare la salita. Ora si trova al campo base, 4.200 metri, che lascerà entro pochi giorni.

"In montagna non si è mai sicuri di niente - ha detto Miss Oh -. Avrò un'altra occasione, sono abbastanza saggia da adattarmi al volere della natura. Come disse una volta Chris Bonington, una sfida non ha senso senza pericolo e senza fallimenti".

Miss Oh, che attualmente ha scalato 13 ottomila ed è in testa alla corsa per il primato femminile, tornerà all'Annapurna, unica cima che manca alla sua collezione, in primavera. Allora ci sarà anche Edurne Pasaban, che quest'autunno è tornata a mani vuote dallo Shisha Pangma: la basca, che ha salito 12 ottomila, pianifica di salire entrambe le montagne nella primavera 2010.

In primavera tornerà in campo anche Gerlinde Kaltenbrunner, austriaca, unica delle tre ad aver salito tutti i suoi 12 ottomila senza mai aver fatto uso di ossigeno. A lei mancano Everest e K2, i due ottomila più alti.



farewell my old rude car! Carlitos' Peugeot 206 - FIRST & LAST ASCENT




FAREWELL BABE!



"Totem Pole" Tasmania (salita in libera)

Doug McConnell e Dean Rollins, lo scorso gennaio, hanno salito in libera tutti i tiri della prima via aperta sul Totem Pole in Tasmania.

Le notizie dall'altro capo del mondo a volte ci mettono un po' ad arrivare fino al vecchio continente: lo scorso gennaio la via originale che sale uno dei pilastri più famosi dell'Australia, il Totem Pole lungo la costa sud est della Tasmania, è finalmente stata salita in libera da Doug McConnell and Dean Rollins. Dopo uno sforzo durato quasi 9 mesi i due climbers locali sono riusciti a liberare tutti i tiri di questa fantastica via, salita per la prima volta nel 1968 con l'aiuto dell' artificiale da John Ewbank and Allan Keller in 1968.

La via di tre tiri è ora stata gradata 27, circa 7c (ma da autoproteggere), e i due arrampicatori sono i primi a dire che il loro stile di salita lascia molti spazi di miglioramento: Doug e Dean erano riusciti a liberare i tre tiri in giorni diversi. Secondo loro, poi, i tiri 2 e 3 possono essere saliti in un'unica lunghezza. Quindi la sfida rimane ancora aperta, coloro che aspirano a salire la via in un'unica “corsa" devono sapere che la linea è protetta da nuts e friends non facili da piazzare, che le protezioni sono distanti e che sicuramente l'arrampicata non è regalata per quel grado.

Totem PoleIl Totem Pole, anche conosciuto semplicemente come the Tote, è uno dei tre strabilianti pilastri di dolorite a picco sul mare della costa sud orientale della Tasmania, al largo dell'Australia. E' stato salito per la prima volta nel 1968 da John Ewbank e Allan Keller con l'uso dell'arrampicata artificiale. Nel 1995 invece è stato salito per la prima volta in libera da Simon Mentz e Steve Monks lungo la via chiamata, ovviamente, The Free Route. L'arrampicata sul pilastro è sempre legata ad una grande avventura che rende la salita memorabile: dopo un avvicinamento di due ore bisogna calarsi in doppia fino al livello del mare, poi “pendolare” verso il pilastro ed afferrare dei chiodi per raggiungere la cengia da dove partono le vie. Una volta in cima si riacquista nuovamente la “terra” con un traverso alla tirolese utilizzando le corde usate per le doppie.Nel 1998 l'arrampicatore inglese Paul Pritchard è quasi deceduto sul Pole ed in seguito alle sue ferite è rimasto parzialmente paralizzato. La sua storia è stata raccontata nel suo pluripremiato libro "Totem Pole" (Vivalda Editori).



Lavarda & Ronchi e la libera di Solo per vecchi guerrieri

Intervista a Jenny Lavarda dopo la prima libera femminile di “Solo per vecchi guerrieri” (150m, 8c+/9a, Vette Feltrine, Dolomiti), via aperta e liberata da Manolo e poi ripetutata in libera da Mario Prinoth e Riccardo Scarian. Con lei c'era Marco Ronchi che nella stessa giornata ha centrato anche lui la libera e la 4a ripetizione rotpunk della via.

E' successo il 5 ottobre scorso. “E' stato: un giorno che non dimenticherò mai per tutta la vita.” ha scritto Jenny Lavarda sul suo sito. “Due mesi di tentativi per 4 lunghezze di corda su una placca assolutamente pazzesca... Un grande viaggio nel quale ho scavato molto dentro me stessa ricercando i miei limiti fisici e mentali”.Il viaggio è quello di “Solo per vecchi guerrieri” la via che, nel 2006, Manolo ha aperto e liberato sulla parete nord de "El Colaz" nelle Vette Feltrine. Una gran via stile Manolo, o stile “Mago” se preferite.150m per 4 lunghezze con difficoltà di 7c, 7b+, 8b e 8c+/9a che avevano già conosciuto la prima ripetizione in libera da parte di Mario Prinoth e poi di Riccardo Scarian, ovvero due “gran signori” dell'arrampicata multipicht ,ma non solo.Con queste premesse è chiaro che ci è venuta voglia di saperne di più di questo nuovo doppio viaggio in libera da parte di Jenny Lavarda e di Marco Ronchi...

Jenny, allora com'è stata la libera di “Solo per vecchi guerrieri”, sei anche tu una “guerriera”...Un po' sì, nel senso "buono" del termine mi sento una “guerriera”. Quella della libera è stata una giornata assolutamente perfetta. Forse una delle più belle e soddisfacenti di tutta la mia vita… un vero e grande sogno che si è realizzato. Anche per Marco è stata una bella esperienza; a dire il vero lui si è sentito un guerriero a fare così tante volte la camminata di avvicinamento.

Una felicità allo stato puro, dunque. Ora però devi spiegare a chi non sa niente della via di Manolo cos'ha di speciale “Solo per vecchi guerrieri”... Cosa ti ha conquistato?Difficile spiegare in poche parole cos'ha di speciale; forse il vuoto, il calcare eccezionale, la linea purissima o gli appigli perfetti.... non lo so nemmeno io. L'unica cosa di cui sono sicura è che nel 2006 questa via mi ha stregata e da allora non me la sono più levata dalla testa. Marco, invece, non sa nemmeno lui cos'ha di speciale questa linea. Lui è venuto semplicemente ad accompagnarmi e si è ritrovato a non dormirci più la notte per quei “movimenti” che gli avevano invaso il cervello... si svegliava di soprassalto nella notte pensando a qualche soluzione per risolvere più facilmente una sequenza... E' semplicemente una linea magica che ti prende e ti tocca dentro.

Facciamo un passo indietro. Prima di “Guerrieri” con quali altre vie multipicht ti eri confrontata?Quando ero piccola ho scalato molto con mio papà in montagna, e fare vie lunghe mi è sempre rimasto nel cuore. Allora ne ho fatte molte da seconda di cordata perchè ero molto piccola. Solo nel 2006 ho avuto la fortuna di accompagnare il mio amico Mauro Bubu Bole sulla "Larcher-Vigiani" sulla sud-ovest della Marmolada. E quella è stata davvero un'esperienza che mi è rimasta dentro. Adoro la montagna, e ritornare dopo molti anni alla mia più grande passione è stato assolutamente magico ed incredibile.

Il primo incontro con “Guerrieri” l'hai avuto insieme a Bubu Bole nel 2006... com'è andata quella volta? E come mai è passato così tanto tempo, perchè l'hai messa nel “cassetto”?E già.. la prima volta che ho messo mano su quella splendida linea è stato nel lontano ottobre del 2006 assieme a Mauro Bubu Bole. Mi aveva chiesto se avevo voglia di accompagnarlo e subito ho accettato. Mi ricordo perfettamente che eravamo in 4 appesi su quella via: non solo io e Bubu ma pure Mario Prinoth e Riccardo Scarian. L'avevamo lavorata per circa un mese ma tra un impegno e l'altro, il freddo, le mie gare e altri problemi abbiamo dovuto lasciar perdere... un vero peccato. Purtroppo poi non ho più avuto l'occasione di ritornarci perchè Bubu ha abbandonato il progetto e trovare un compagno adatto per questa via è stato piuttosto difficile... Ma “Guerrieri” mi è sempre rimasta nella testa e nel cuore. E finalmente quest'anno ho avuto l'occasione di ritornarci e di realizzare così un mio grande sogno.

Dunque l'hai ripresa in mano quest'estate insieme a Marco Ronchi. Ci puoi fare una breve cronistoria dei vari step che avete affrontato e lo stile che avete usato...Sì quest'estate in compagnia di Marco abbiamo deciso di provare “Solo per vecchi Guerrieri”. Le prime volte sono state solo di ricognizione e poi, piano piano, abbiamo incominciato a provare le sequenze, cercando di trovare le migliori soluzioni. Ci vuole molta umiltà per affrontare una salita così dura... e così le prime volte si provava in top rope, anche perchè i primi tiri sono spittati piuttosto lunghi e quindi non si può assolutamente sbagliare. Quando tutti i tiri sono stati perfezionati movimento per movimento, piede per piede, abbiamo incominciato a provarla sin dalla prima lunghezza in continuità... e finalmente lunedì 5 ottobre, dopo esserci andati vicino la volta precedente, soprattutto io, siamo venuti a capo di questo bellissimo capolavoro.

Per la cronaca “statistica”. Hai quantificato il numero dei tentativi?Sinceramente non ho mai quantificato il numero di tentativi, perchè come ho già detto le prime settimane le abbiamo passate in top rope, provando e riprovando solo i singoli movimenti. Le prime volte è stata veramente dura. Era come un rebus... fin da subito abbiamo capito che il problema non era la continuità ma trovare la giusta soluzione dei movimenti, soprattutto per i piedi...

E i voli li avete contati? Dicono che soprattutto nel primo tiro di Guerrieri bisogna avere un po' di fegato per salire da primi... tu come l'hai trovato?I voli sull'ultimo tiro sono stati parecchi, soprattutto nel lancio a metà lunghezza, dove ero costretta a fare un vero e proprio lancio perdendo completamente il contatto con la roccia... Il primo, ma soprattutto il secondo tiro, sono spittati piuttosto lunghi e lì bisogna stare veramente molto attenti; anche per questo abbiamo optato per conoscere bene la via e ogni singolo movimento per non rischiare così di farci male...

Sai bene che in questo piccolo grande mondo dell'arrampicata sono in molti ad essere sempre dubbiosi sulle realizzazioni altrui... Anche per te è arrivata qualche domanda in passato. Tu cosa ne pensi, e soprattutto cosa risponderesti riguardo ad eventuali dubbi sulla tua salita di “Guerrieri”?Cosa ti devo dire, non sono certamente una che si fa condizionare da queste voci; è chiaro che mi danno fastidio ma non posso farci nulla. Mi sento solo di dire a queste persone che dovrebbero spendere il loro tempo in cose più importanti piuttosto di perderlo ad infangare il nome e le performance altrui. Non so se si tratta di invidia o altro, io vado avanti per la mia strada e non sono la tipa che gli telefona a casa per dirgli: "Ehi guarda che oggi la faccio che ne dici di venire a vedere:"... E poi siamo in un paese democratico e ognuno può pensare ciò che vuole. Sta di fatto che, sempre per la statistica e se proprio volete saperlo, sia in occasione di Pietramurata 8b+ che di Reini's Vibes 8c/c+ in falesia c'erano parecchie persone, anche molto conosciute nell'ambiente. Quindi... Poi, io non metto mai in dubbio le realizzazioni altrui. E poi scusate, anche se non c'entra nulla, non sono proprio una che non ha vinto niente. Non possono proprio dire che non mi tengo... Mi farebbe piacere portare eventualmente queste persone a riprovare la via insieme, magari poi cambiano idea...

Aldilà del grado. Quali sono le difficoltà maggiori che hai incontrato su questa via? E quali sono le differenze di impegno, se ci sono, rispetto a monotiri da te saliti, ad esempio Claudio Cafè 8c/8c+ e Reini's Vibes 8c/8c+?Una via in montagna non è come una via in falesia, certamente il fattore "testa" gioca un ruolo fondamentale. In falesia si è certamente molto più rilassati. Se devo essere onesta il mio più grande problema è la paura di sbagliare la sicura al compagno. Su “Guerrieri” si scala su una placca verticale, e sbagliando i tempi della sicura si rischia di far molto male al tuo compagno... A volte è stata dura, ero nervosa perchè avevo paura di sbagliare e di fare male a Marco... ma per fortuna tutto è andato bene.

Poi è arrivata la doppia libera, tua e del tuo compagno di cordata Marco nella stessa giornata...Già, è stato un giorno assolutamente fantastica... La temperatura e le condizioni erano perfette. Sì è stata una giornata magica e speciale.... e la doppia libera mia e di Marco è stata proprio la ciliegina sulla torta.

La cosa più bella di “Solo per vecchi Guerrieri?Sicuramente essere riuscita nell'impresa assieme al mio compagno Marco, nello stesso identico giorno... Ma la soddisfazione di realizzare questo capolavoro è stata incredibile. Penso che un'emozione del genere nella mia vita non l'avevo mai provata. Quando sono riuscita a fare finalmente in continuità il lancio e a chiudere i conti con la via un'immensa felicità e soddisfazione mi ha pervasa. Era un grande sogno della mia vita che si realizzava... la montagna è sempre stata nel mio cuore...

E la più “brutta”?I voli... ogni volta erano delle grandi botte.

Ora che ti sei lanciata in parete, pensi che sia l'inizio di una nuova fase per te? Insomma ti vedremo più spesso sulle multipicht?Ho ancora un altro progetto che mi frulla per la mente, vedremo. E' una via importante che ho nel cuore... pensa che ho attaccato la relazione della via nella mia camera e prima di andare a dormire ogni volta me la guardo... ma prima o dopo le mani lì le vado a mettere...

Cosa ti ha insegnato “Solo per vecchi guerrieri”?Guerrieri mi ha insegnato che in arrampicata i piedi servono... eccome se servono...

Com'è Jenny Lavarda... come ti senti di essere?Mi sento solo una ragazza che nella vita si è allenata sempre tanto e molto seriamente, che ha sempre visto con ammirazione sincera le performance altrui, che non ha mai guardato gli altri con invidia e che ha cercato sempre di andare avanti per la sua strada senza calpestare quella di nessuno.

Come ci si sente da “guerriera”?Mi sono sempre sentita una "Guerriera"... non solo perchè ho fatto questo grande capolavoro di via... sono una guerriera nella vita, sempre pronta a combattere e ad affrontare ogni singolo problema. Bisogna essere guerrieri nella vita per ottennere certi risultati... bisogna sentirselo dentro. E io me lo sento.



Pablito, Enriquez y Carlitos en la jaula de los ratones