
"Quasi vorrei dire che non è bello perchè non si prova paura!" scherza Mondinelli, abituato a ben altre altezze, quando gli chiediamo della spedizione appena conclusa che lo ha riportato per la seconda volta, dopo tredici anni, sulla vetta più alta del Sud America. E' salito in cima dopo soli dieci giorni dalla partenza, e sembra tornato da una passeggiata.
Poi, però, ritorna serio. "L'Aconcagua non è una montagna difficile - dice Mondinelli -, ed è un buon banco di prova per chi vuole iniziare ad andare in alta quota. Ma anche lei ha i suoi pericoli. Ho visto tante persone andare via in elicottero perchè soffrivano di congelamenti, traumi, e anche lì accadono tragedie. L'importante, non mi stancherò mai di ripeterlo, è avere rispetto per ogni montagna e umiltà nello scalare".
Le condizioni trovate in Argentina erano perfette. E la salita è andata liscia come l'olio. Con lui, sulla vetta, c'erano gli amici Enrico Dalla Rosa e Corrado Pesci, che sperano in futuro di arrivare a quota ottomila. Ma la montagna era molto affollata.
"Sono andati in cima molti italiani mentre ero laggiù - racconta Mondinelli -. C'era il gruppo di Plamen Shopski, guida bulgara che opera a S. Caterina Valfurva con la Planet Trek, e c'era un ragazzo di Alba. Noi siamo arrivati in cima con dei ragazzi di Genova. Al campo base, in totale, c'erano circa 300 o 400 persone. Sono stato felice di reincontrare tanti amici che avevo conosciuto anni fa, durante la mia prima spedizione all'Aconcagua".
Mondinelli, laggiù, ha anche icontrato i fratelli Benegas, che accompagnano all'Aconcagua l'ultrarunner Diane Van Deren, che vuole siglare il record di velocità nella traversata della montagna. Willie Benegas è stato sull'Aconcagua oltre 20 volte, di cui una in meno di ventiquattr'ore.
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