"Anche chi fa immersioni o parapendio frequenta corsi e riceve un brevetto. Non servono ulteriori divieti, serve invece una costante formazione per chi pratica lo scialpinismo". Questa la posizione di Hans Kammerlander rispetto ai numerosi incidenti da valanga causati dagli amanti della neve fresca. L'unico modo per evitarli, sostiene il fortissimo alpinista altoatesino è quello di obbligare a un'adeguata preparazione.
Un patentino che imponga agli amanti dello scialpinismo e del fuori pista di imparare le norme di sicurezza per andare sui pendii di neve fresca e un'assicurazione contro gli infortuni. Questa la soluzione ipotizzata da Hans Kammerlander, intervistato nei giorni scorsi dal giornale L'Alto Adige riguardo ai numerosi incidenti da valanga capitati sulle Alpi durante le ultime settimane.
"Non servono ulteriori divieti - ha dichiarato infatti l'alpinista di Campo Tures -, ne abbiamo abbastanza nella vita quotidiana. Serve invece una costante formazione per chi pratica lo scialpinismo. Solo chi è in grado di riconoscere i pericoli, li può valutare ed evitare". Anche se, ammette Kammerlander, "le pecore nere" ci sono dappertutto, anche tra i più esperti.
"Anche chi fa immersioni o parapendio frequenta corsi e riceve un brevetto - continua Kammerlander facendo un paragone con altre attività sportive outdoor -. Negli ultimi dieci anni il numero di scialpinisti si è moltiplicato per dieci. Ognuno cerca per la discesa un pendio immacolato e così aumentano gli incidenti".
Un problema a cui è necessario porre rimedio, soprattutto perchè oltre alle persone che decidono più o meno consapevolmente di rischiare, vengono messi in situazioni di pericolo anche i soccorritori. Per questo, secondo l'alpinista, Raffael Kostner, direttore operativo dell'Aiut Alpin Dolomites, ha ragione quando dice che bisogna imparare a dire no a soccorsi troppo pericolosi.
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